Sempre buone trame ma con un po’ di prevedibilità in più: è quello che offre a chi ascolta la nuova fatica dei Russian Circles, Blood Year. Al lavoro nuovamente con Kurt Ballou dei Converge agli studi Electrical Audio di Steve Albini, il terzetto di Chicago calca la mano proprio sul pedale del post-metal. Dei cinque pezzi “lunghi” strumentali che compongono questo settimo lavoro in studio – a cui si aggiungono due brevi interludi – almeno quattro, a partire da Arluck e Milano che sono state le prime anticipazioni del disco, puntano dritti in questa direzione; con un sound heavy e roccioso, quasi stoner per Airluck, metallico ed epico per Milano, e sempre molto duro per le conclusive Sinaia e Quartered, quest’ultima guidata da secchi riff post-thrash. Teniamo per ultima Kohokia, la progressione strumentale che si stacca un poco da questa linea regalando i momenti più intensi tra giochi psichedelici, vorticanti riff di chitarra e crescendo sempre impetuosi – con la batteria in particolare sugli scudi.