«Ghibli è il vento caldo e secco che soffia dal deserto verso il Mediterraneo». Con queste parole la band formata da Aldo Betto, Blake Franchetto e Youssef Ait Bouzza descrive la sua ultima opera. Un album che guarda al sud, ai colori e ai suoni di quella parte del mondo, lasciandosi guidare da un elemento centrale: il vento che canta, bisbiglia, travolge e porta con sé. Il vento che pulisce i pensieri e scompiglia i capelli e le idee.Il vento del deserto che trascina la sabbia nel mare e, così facendo, contamina arie e sostanze. Una forza trainante e al tempo stesso consolatoria; proprio come la musica del trio, capace di far convivere culture e mondi diversi, armoniosamente sospesi tra presente e passato, tra Europa e Africa.Anticipato già dal singolo "Elephant" e dalla title-track "Ghibli", rilasciati negli scorsi mesi, nell'album la contaminazione sonora si esprime tramite la fusione di groove e melodie, in un incedere ritmico che attinge all’elettronica e pone al centro la componente del ballo. Così le 10 tracce del disco si muovono seguendo un movimento continuo, magmatico e mai uguale. Un percorso che rispecchia il processo diveniente della vita reale, terrena, materiale, che è solida e liquida al contempo.
Composto durante il lunghissimo inverno pandemico del 2020-2021, il disco sposta il proprio baricentro sonoro dal quartetto del precedente album “Tindouf” all’originaria formazione in trio, restituendo un suono più minimale, a tratti affilato, ma sempre molto intenso.