SCOTT HACKLEMAN Il clavicembalo a corde Hackleman-Wilson Una parte essenziale della personalità e della potenzialità musicale di ogni strumento è rappresentata dall'interfaccia che si frappone tra lo strumento ed il suo musicista. Per gli strumenti a tastiera come il pianoforte, l'arpa a corde e l'organo, la forma tradizionale dell'interfaccia è stato da sempre rappresentata dal comune pianoforte 7 - 5, 7 chiavi bianche e 5 chiavi nere per ottava. Questo tipo di preparazione non fu mai inventato o programmato in senso vero e proprio. Prese la forma attuale a seguito di un processo evoluzionistico che coinvolge molti musicisti e costruttori, avvenuto durante tutto il corso del Medioevo. Il tipo di preparazione 7 - 5 ha funzionato bene per tutti questi anni, ma questo certamente non è l'unica tastiera di possibile fabbricazione. Dai primi tempi di costruzione fino ad oggi molti teorici hanno suggerito diverse alternative. L'impeto nascoscto dietro queste alternative - la maggior parte delle volte - ha a che fare con a scale musicali: la 7 - 5 comprende 20 tonalità per ottava. Ogni sistema di scala musicale che richieda più di 20 note richiederà peraltro altri progetti per la forma della tastiera. Allo stesso tempo, molti pensatori di musicologia sono stati attratti dall'idea di arrangiamenti per i quali la forma spaziale delle chiavi riflette la logica dei rapporti tonali - è come se, nel disegnare le tastiere, una - allo stesso tempo - fornisca una cartina grafica di tutto il sistema musicale. Il clavicembalo a corde mostrato nelle fotografie di queste pagine, costuito da Scott Hackleman, adotta una tastiera creata del teorico microtonale contemporaneo Erv Wilson, disegnata con 19 fori per ottava. I disegni della tastiera di Erv comprendono molte idee importanti. Una è rappresentata dalla bi-dimensionalità: mentre l'arrangiamento della tastiera standard è essenzialmente lineare. La tastiera da 19 toni di Wilson ha la forma bidimensionale (Evr Wilson, Harry Partch e altri teorici moderni hanno studiato questo approccio R.H.M. Bosarquet (1841 - 1912) per il primo sviluppo di questa idea). La forma bidimensionale rende possibile l'adattamento di molte più chiavi entro il normale e possibile utilizzo delle mani, realizzando in tal modo un disegno più compatto e l'opzione di più toni per ottava. Esso inoltre assicura un senso più sofisticato nelle relazioni spaziali tra i toni. Un altro importante elemento delle tastiere di Wilson è rappresentato dal fatto che queste sono "generalizzate", ossia gli stessi sistemi vengono applicati su tutte le chiavi. (Questo non è il caso dell'arraggiamento 7 - 5). La tastiera del clavicembalo a corde il Hackelman-Wilson, con le sue chiavi erogene a bottoni, cimprende tutte le sue idea sopra citate. Scott Hackleman iniziò a costruire tastiere anticonvenzionali in modo abbastanza improbabile. Era l'inizio degli anni '70, ed Hackelman studiare vicino a Los Angeles musica indiana con la notissima musicista di sitar Aniya Dasgupta (la musica indiana era e rimane un punto focale centrale nella sua vita musicale). Anche Evr Wilson ha lavorato con Aniya, in un progetto che comprendeva l'analisi delle relazioni tonali nell'ambito della musica classica indiana. Attraverso questo collegamento, Evr venne a conoscenza del fatto che Scott era un artigiano del legno che aveva - addirittura giù a quel tempo - costruito un clavicembalo a corde. Durante il loro incontro prese forma l'idea del clavicembalo a 19 toni. I due hanno collaborato per l'intero progetto Evr, il quale ha lavorato anche come commerciante, ha disegnato dei progetti a scala completa; Scott iniziò così a lavorare costruendo strumenti, e qualche volte emergeva la fabbricazione di uno strumento completo. Questo fu seguito subito dopo da un secondo tipo, simile ma non identico, e pochi anni dopo, da un terzo rappresentato da una versione più piccola. Nell'ambito del tipo a 19 anni per ottava, il clavicembalo a corde di Hackleman-Wilson può essere regolato a scale differenti. Scott si riferisce all'interpretazione indiana delle scale musicali che contengono i toni richiesti per molti generi musicali differenti. Considerato che molti delle relazioni tonali sono universi in natura, la messa a punto dei toni può essere utilizzata anche per la maggior parte della musica occidentale in una sola intonazione. Scott suona musica di Bach e del primo compositori barocchi come pure improvvisazioni più tipiche della musica indiana. Una volta consumatosi alla tecnica per tastiera bidimensionale - egli riferisce - non è più cosi difficile suonare per chiunque abbia esperienza con la tastiera convenzionale. Il clavicembalo a corda tradizionale apparve per la prima volta nel XV secolo e fu ampiamente utilizzato fino al XIX secolo. Esso utilizza una semplice azione ascendente, nella quale la pressione sulla chiave fa salire in alto una tangente di metallo verso la parte più lontana e contro la corda. L'impatto della tangente eccita la vibrazione ed al tempo, definisce il punto estremo della parte della corda che deve vibrare. La vibrazione dura fino a quando la tangente rimane a contatto con la corda. Qundo si lascia la chiave e dunque scende la tangente, il suono cessa. Questo non è un meccanismo molto efficace di produzione del suono, ed il tono è basso - molto di più basso di quello dell'arpa a corda o del pianoforte. In questo senso il clavicembalo a corda fa parte di un periodo precedente e sicuramente meno compatto. Piò essere anche visto come uno strumento meno sensibile, nel quale il contatto del musicista con le corde tramite l'azione sulla chiave avviene in modo diretto o prolungato, permettendo così la realizzazione di molti generi espressivi, impossibili con una tastiera meccanica queste qualità fanno del clavicembalo a corde uno strumento personale e meditativo. I clavicembali di Hackleman-Wilson non sono ovviamente delle copie o riproduzioni storiche, visto che la forma delle loro tastiere non ha precedente storici. Ma in qualche modo, Scott ha compiuto uno sforzo per mantenere gli strumenti il più possibile simili a quelle storici. Egli ha evitato l'uso dei materiali moderni, e solitamente ha provato a realizzare qualcosa che potesse essere facilmente costruito quando il clavicembalo era giù ampiamente costruito e suonato in Europa. Durante tutti questi anni, ci furono investigazioni considerevoli relative ai sistemi di integrazione; le convenzioni utilizzate a tal proposito che ora sono diventate norme ormai stabilite non erano state ancora poste in atto; ci fu invece qualche sperimentazione di forme diverse di tastiere che ancora continuano ad avvenire. In questo contesto, Scott vede il suo clavicembalo come rappresentante di un genere di "flaso storico", o di un "lemage mancante" fittizio - rispose adeatte alle forse musicali vive nel mondo Europeo del XVIII secolo, ma nella forma di strumenti non certo a quel tempo. Questi assicurano un legame concettuale nel corso dei secolo: uno strumento della specie che fu popolare due secolo fa, che impiegava la forma della tastiera Bosanquet, il cui concetto era stato sviluppato nel secolo scorso, costruito attualmente secondo un'interpretazione contemporanea del concetto di tastiera. Fig. 1 Sopra: Jay Scott Hackleman al clavicembalo Hackleman-Wilson.