Killer loops e percussioni libere. Blues slabbrato, a bassissima fedeltà lasciato decantare fino a che non è lo si è ritrovato in cantina arrugginito e cigolante, indi impacchettato e spedito a galleggiare nello spazio, in assenza di gravità. Echi cinematici dell'età di mezzo. Prospettive di post-rock utopista. Psichedelia della porta accanto. Assalti al cielo e pic- nic bucolici. Un'anima d'annata e una dannata. Echi di rumore e strappi di melodia. Ritmo che palpita a pelo d'acqua. Suoni della frontiera in una terrazza affacciata sul vuoto. Due chitarre, pulsazioni impreviste e poco altro. Vecchia America e Vecchia Romagna. Palla lunga e pedalare”. In attesa di pubblicare il loro disco “On how the wise frog drowned in the Milk”, i Sea of cortez hanno incrociato il loro percorso con quello di Howe Gelb e Giant Sand, John Parish, Hugo Race, Sepiatone, e Marc Ribot, scambiando sensazioni e buone vibrazioni. In costante bilico fra struttura e improvvisazione libera, il concerto di Sea of Cortez è un distillato di suono e atmosfera. In cui immergersi, senza timore. Mirko Monduzzi: chitarra, synth, loops Antonio Gramentieri: chitarre, rumori Bubi Staffa: percussioni, molle, oggetti Diego Sapignoli: batteria, percussioni, oggetti Denis Valentini: batteria, percussioni, basso elettrico, basso tuba, voci… www.myspace.com/antoniogramentieri