SEAFOOD "Messenger In The Camp" "E' stata davvero dura con tutto quel britpop e quei gruppi che dichiaravano di essersi avvicinati alla musica attraverso le collezioni di dischi dei loro genitori...". Così, e tanto per mettere subito le mani avanti a proposito di quel che dobbiamo aspettarci dai suoi Seafood, si presenta David, voce e chitarra del giovane quartetto londinese che all'ultimo festival di Reading ha lasciato di stucco un autentico buongustaio di noise pop come Thurston Moore. Pochi Beatles, Kinks e Small Faces, allora, nelle merendine con le quali è venuto su lui e i suoi tre sodali, ma dosi massicce di Husker Du, Sebadoh, Pavement e naturalmente Sonic Youth, ciò che se non sta scritto a chiare lettere negli ingredienti - ooops, crediti - del loro "Messenger In The Camp", è subito messo in evidenza dalla deragliante vigoria con la quale i quattro maneggiano chitarre e amplificatori e dalla grande naturalezza che esibiscono nel passare da distorti numeri noise pop a lunatiche e cantautorali ballate acustiche. La profezia pronunciata tempo fa da Damon Albarn dei Blur a proposito dei più probabili orientamenti che la musica pop britannica avrebbe assunto dopo la massiccia sbornia di Oasis, Verve e Ocean Colour Scene, insomma, sembra aver trovato in questi rampanti e rumorosi Seafood una prova in più a proprio sostegno dopo i vari ed eloquenti segnali lanciati da Idlewild, Llama Farmers e Tumbleweed, capifila di quello che con un felice calembour i media locali hanno già battezzato come bratpop, giusto per rimarcarne una ruvidezza di maniere estranea alla maggior parte dei gruppi della precedente generazione. Ruvidi, melodici e stralunati risultano in effetti gli otto titoli che la Fierce Panda - vera e propria rampa di lancio per le nuove leve del rock locale - ha riunito in questo veloce compendio dei tre singoli (da tempo esauriti) licenziati fino a questo momento dai Seafood, già alacremente all'opera per dimostrare nel loro primo effettivo album di non essere soltanto l'ennesimo fuoco di paglia.