SIXTY WATT SHAMAN "Ultra Electric" Ancora distanti segnali dal deserto cosmico, racchiusi in questa scatola perché si tratta di edizioni limitate, ovviamente di non facile reperibilità; ma il nostro compito è segnalare dischi meritevoli di attenzione, non di fare gli interessi della grossa distribuzione. Iniziamo dunque con Sixty Watt Shaman, un quartetto di Baltimore, Maryland, che ha pubblicato il debut-album su Game Two, un'indie dell'ambito stoner-doom, segnalatasi per split da culto quali il 7" di Acrimony/Iron Rainbow ed il CD di Sheavy e Church Of Misery. Il disco dello sciamano, "Ultra Electric" non usurpa affatto il suo titolo, esalando una frastornante miscela di Kyuss/Blue Cheer, particolarmente efficace in "Rumor Den" e "Interplanetary Pit Stop". Il chitarrista Joseph Nicholas Selby sembra aver ascoltato Leigh Stephens più di chiunque altro, e chi ben conosce "Vincebus Eruptum" non può non accorgersene nei raids inceneritori di "Burn Baby Burn" e "Cactus Mexicali". Questo naturalmente non significa che Sixty Watt Shaman valgano i Blue Cheer, ma "Ultra Electric" stordisce con la sua rumorosa cacofonia, nella stessa ottica dei prime-movers della dura California. Nel circuito stoner rock sono molto stimati, infatti la loro "Red Colony" (inedita) è il brano d'apertura di "Welcome To Meteor City".