Il lato A è del progetto Silent Carnival del musicista Marco Giambrone, che nel 2014 aveva esordito con i sorprendenti spettri dell'omonimo "Silent Carnival". Il nuovo lavoro non è da meno e riesce ancora una volta a lasciare il segno, in quanto capace di descrivere stati d'animo e atmosfere cupe che utilizzano in modo alternato il folk apocalittico, il post-rock più oscuro in stile Labradford ("My Turn"), una sorta di cantautorato sghembo e onirico, con ricerche vocali che rimandano a Tim Buckley ("Flood"), fino a momenti di pura sperimentanzione con richiami orientali ("Mountains"). La voce di Giambrone sa quasi di insana litania, di infausto presagio, di dialogo psicotico con se stessi, e le ripetizioni ossessive della chitarra confermano continuamente il mood prescelto.
Nel lato B trova spazio il progetto Sneers del duo formato dal batterista Oreste Stefanelli e dalla cantante e chitarrista Maria Greta Pizza, che nel 2014 aveva esordito con l'ottimo "For Our Soul, Uplifting Lights To Shine As Fires". Gli Sneers riprendono le atmosfere che sono state tipiche del movimento no wave, in particolare l'accostamento più evidente sembrerebbe quello con i Liars di "Drum's Not Dead" ("Neither Shadows Nor Prophets On My Path"). La voce urbana, rabbiosa e disperata di Maria Greta Pizza rimanda alle paranoie metropolitane di Lydia Lunch che sono solo apparentemente differenti dalle depressioni descritte dai Silent Carnival, diverse solo perché usano strumenti differenti per descrivere sentimenti analoghi. E come anche nei brani di Marco Giambrone, la ripetizione diventa lo strumento principale per ipnotizzare l'ascoltatore ("Heavens Mother Send Us Graces, Heavens Mother Give Us Graves") seppur con potenza ed energia superiori, ma con attitudini e visioni simili che rendono la convivenza tra i due progetti perfettamente riuscita.