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SIN FANG

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Terzo album per Sin Fang dopo il promettente debutto “Clangour” del 2009 e il più sottotono “Summer Echoes” del 2011. Come si è evoluta la proposta musicale dell'ex Seabear alla luce di quest'ultimo “Flowers”? E' rimasta fondamentalmente la stessa: un art-pop freakettone e corale impreziosito da un po' di glitch e un docile electro-clash. Una sorta di controfigura telefilmica di Jonsi con la passione per gli States. Quello che più si nota in questo “Flowers” è la piega new-wave e psychedelic pop presa dalla musica di Sin Fang. Qualche anticipazione già c'era nell'album precedente, ma in “Flowers” la mutazione può dirsi ultimata. Si scomodano gli Animal Collective, che rappresentano il punto d'approdo più ovvio della musica di Sin Fang, con “Sunbeam”, la versione europea di “My Girls” e ancor meglio “Everything Allright”, risultato dell'ascolto matto e disperato di “Merriweather Post Pavilion”.Quello che non ci si aspettava era invece la ripresa degli Interpol, riproposti in versione casinara in “See Ribs”, un post-punk facilone difficile da riuscire a prendere sul serio. Rispetto ai due album precedenti, caratterizzati da un intimismo tipicamente islandese, “Flowers” vuole porsi come un lavoro dal respiro internazionale, in cui Sin Fang cerca la melodia subito memorizzabile, l'hook da cavalcare e il ritornello che ti si insinua inconsciamente nel cervello. L'obiettivo di questo lavorio è essenzialmente quello di “sfondare” nel mercato americano seguendo le linee guida tracciate dalle band citate in precedenza. Ora, non abbiamo abbastanza informazioni per abbozzare un'ipotesi sulla riuscita di questa impresa, ma sta di fatto che “Flowers” soffre degli stessi difetti di “Lupercalia” di Patrick Wolf: impersonale, calcolatore, accondiscendente nei confronti di un pubblico nuovo che si cerca di conquistare con ogni mezzo. E sono proprio i sorrisi falsi, le frasi di circostanza tipiche di una conversazione tra semi-sconosciuti a livellare l'ascolto di “Flowers”, impantanato in una bolsa retorica musicale che ha esaurito da tempo il suo effetto novità. Siamo abituati a vedere Sin Fang con addosso delle barbe stravaganti. In origine erano buffi straccetti di cotone colorati, poi un candido lenzuolo orlato ed ora lo ritroviamo con un bouquet penzolante. Dopo 4 anni e 3 album è arrivata forse l'ora di dare una bella sfoltita e cambiare look. www.heysinfang.com

SIN FANG è presentato in Italia da PENTAGON BOOKING

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