Dopo un primo Ep, “Ha- bit”, pubblicato nel 2016, la cantautrice americana (Ellicott City, Maryland) Lindsey Jordan fa il suo debutto nel 2018 con “Lush”. Nell’album l’allora diciassettenne Lindsey cantava “I’m in full control / I’m not lost / Even when it’s love / Even when it’s not”. La sua naturale capacità di essere molte cose contemporaneamente ha fatto breccia nel cuore di molti. La contrapposizione tra sicurezza e vulnerabilità, tra forza e sensibilità, ha avuto l'impatto di una wrecking ball sul pubblico e sulla critica.
In “Valentine”, il suo secondo album in uscita il 5 novembre via Matador, Lindsey consolida e definisce questa traiettoria. In 10 brani, scritti tra il 2019-2020 dalla sola Jordan, siamo portati in un'odissea adrenalinica di genuina originalità in un'epoca in cui la musica "indie" è stata ridotta a un pop gentile e omogeneo composto principalmente da ghost writers. Realizzato con attenta precisione, “Valentine” mostra un'artista che ha scelto di prendersi il suo tempo.
L’album è stato registrato a Durham, in North Carolina, in un piccolo studio casalingo, insieme a Brad Cook (Bon Iver, Waxahatchee). Con loro anche i compagni di band di lunga data Ray Brown e Alex Bass, il sound engineer Alex Farrar, oltre a una sezione di archi dal vivo aggiunta in seguito agli Spacebomb Studios di Richmond.
In “Valentine” veniamo portati a 100 miglia più in profondità nel mondo che Jordan ha creato con “Lush”, guidati attraverso passaggi e angoli bui, atterrando in un luogo che non avremmo mai immaginato esistesse.