I Social Distortion compaiono per la prima volta nelle pagine della storia nel 1978 a Fullerton, dalle parti di Los Angeles: la metropoli al tempo veniva sconquassata dalla nascita del punkcaliforniano, con una miriade di band che stava affiorando in superficie, ciascuna desiderosa di utilizzare il linguaggio hardcore per raccontare una vita di ribellione e anticonformismo.
Allevati tra la middle class del sobborgo di Orange County, i Social Distortion sono l’emblema e la condanna di quella generazione di adolescenti in rivolta: bersaglio della loro furia genitori, lindi vialetti con giardini, candide villette e tutto quanto sapesse di moderatamente adulto. Portavoce instancabile e risoluto di questa nuova anti-estetica è Mike Ness, carismatico leader di una band che tra le vicissitudini di una carriera quarantennale ha vissuto continui e drammatici cambi di lineup.
Carriera che sembra tutt'altro che finita: secondo quanto riferito da Billboard lo scorso mese di marzo, i Social Distortion sarebbero al lavoro su un nuovo album di inediti in studio - il primo da “Hard Times and Nursery Rhymes” del 2011 - la cui pubblicazione sarà affidata alla Epitaph Records, etichetta fondata nel 1980 dal chitarrista dei Bad Religion Brett Gurewitz.
Sarà proprio questa nuova fatica discografica a integrare il lungo e incendiario tour cominciato lo scorso agosto e che già viene definito memorabile: celebra infatti il quarantesimo anniversario della nascita di Mike Ness e soci, un traguardo importante che fa capire la passione e dedizione messe in gioco dalla band per portare avanti il suo messaggio di ribellione fatto di cicatrici, rabbia punk, e plasmato da toccanti vicissitudini personali: un viaggio di quasi mezzo secolo che ha assorbito, masticato e risputato vita, nutrendo speranze e sogni di più generazioni.
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