SOIL / True Self Da qualche anno si sta consolidando una concezione relativamente nuova di metal di stampo prettamente americano. Non si tratta di nu metal propriamente detto, ma piuttosto di una virata verso sfumature più pesanti di sonorità post-grunge che incontrano strada facendo i Pantera. Questa corrente è iniziata allo scadere dello scorso decennio da nomi come Godsmack e, appunto, questi SOiL, i quali, da pionieri del genere per poco non finiscono rovinosamente nel dimenticatoio. Forti di un debutto al fulmicotone, l'ottimo 'Scars' del 2001, mancano clamorosamente l'appuntamento del secondo album con il poco meno che mediocre 'Redefine'.Il colpo di grazia sembra arrivare proprio durante le registrazioni di questo album con l'abbandono dell'ottimo cantante Ryan McCombs, ora frontman dei Drowning Pool. Vere e proprie novità questo disco non ne porta, salvo qualche episodio in cui la formula ormai abusata di rock americano agli steroidi viene tagliata con un paio di iniezioni dal sapore più europeo, come succede ad esempio in 'The Last Chance'. Per il resto, mid-tempos come se piovesse, chitarre roboanti e ritornelli ben azzeccati che fanno di questo lavoro a modo suo un classico, da suonare “a palla” sull'autoradio sventolando dal finestrino il tipico gesto delle corna, che fa molto rock'n'roll ignorante. E ci piace pensare che tutta questa semplicità sia un grande pregio. www.soil-music.com