SONGS: OHIA The Lioness Secretly Canadian DRUNK "Tableside Manner" Jagjaguwar Due produzionl da crepuscolo riflessivo, accomunate in Italia dallo stesso distributore (White And Black) e da simili reami estetici: quelli di un songwriting che bada anche ad impercettibi movimenti dell'animo per renderli poesia. Qualcosa che forse è cristallizzato e relegato da tempo in secondo piano, che si affida alla vena espressiva di pochi e solidi strumenti, ma che trova ancora i suoi degni cantori. Il primo progetto è quello di Songs: Ohia, creatura di Jason Molina giunta a quarto capitolo di una storia cantata con una voce dalle aperture vibranti, che mettono insieme, un poco, Neil Young ed il Tim Buckley più melodico, in una serie di pezzi in sospensione, rarefazione ed estasi contemplativa, particolarmente scilizzati. In "The Lioness" si canta d'amore con scabra concisione; alcuni giri elettrici possono ricordare gli Arab Strap, che hanno partecipato in qualche misura alla creazione del disco, in quel di Glasgow, Scozia. Musica che riesce ad essere drammaticamente essenziale e trae valore proprio dalla sua apparente poverta... Più movimentato, anche con qualche tocco di sensibilità pop, il lavoro di Drunk gira attorno ad arpeggi di chitarra e ad una voce nasale ma pervasiva, capace di costruire momenti quasi alla Bacharach, non fosse per le cadenze in minore che attraversano tutto il suo sviluppo. É il terzo disco per Rick Alverson, titolare della sigla, che si dipana nei tramonti invernali immortalati nella copertina, per scaldarli con una serie di arrangiamenti esili e rifratti, ma sufficientemente penetranti. Musica da incrospezioni notturne, rock sommesso che solo il Nuovo Continente sa generare senza creare delle caricature.