A due anni dal buon esordio con “925”, la vita urbana londinese è di nuovo la grande protagonista delle liriche dei Sorry, progetto fondato da Asha Lorenz e Louis O’Breyen. “Anywhere But Here” mostra la City in una veste decadente e underground, focalizzandosi sulle speranze (negate) e le frustrazioni delle giovani generazioni, e segna una sostanziale differenza a livello di sound con il suo predecessore, dovuta in parte alla presenza di Adrian Utley dei Portishead nel ruolo di producer. Elaborato quasi solo in studio, il debut album risultava leggermente “pomposo” e più patinato di quello che la band si aspettasse e desiderasse realmente ottenere: grazie al ritorno della musica dal vivo, il gruppo ha potuto sviluppare ogni singola traccia del sophomore in relazione a ciò che voleva trasmettere al pubblico sul palco, sfruttando una prospettiva differente.