THE STARLITE DESPERATION Go Kill Mice Una copertina in bianco e nero raffigurante tre beatniks contro il muro, in stile 'interno newyorchese '67', o giù di lì. Agli Starlite Desperation (a proposito, complimenti per il nome) non difetta certo il gusto. E neppure, passatemi il paradosso, il coraggio. Piuttosto che lottare per uno squallido posto al sole nell'MTVworld, i tre ragazzi preferiscono sondare i sempre fertili campi del rock and roll anni sessanta, per estrarne tesori nascosti. Se il look dei tre è quello immarcescibile velvet/rollingstoniano (capelli a caschetto e maglioni neri), i suoni comprendono influenze ancora più vaste. Colpisce soprattutto la voce di Dante White simile a quella di Jeffrey Lee Pierce. Non potrete fare a meno di notarlo in un brano come "The Gold Rush", praticamente un omaggio ai Gun Club. E poi è apprezzabile una certa propensione al funk noise, alla maniera dei migliori Make Up, come è chiaro ascoltando episodi come "What I Want". E ancora: è spesso avvertibile una 'lirica spigolosità' chitarristica, che non può non riportare alla mente i Television . Ribadisco: in mancanza di idee nuove, penso sia preferibile vivere nel passato, piuttosto che accodarsi a un filone commerciale pur di vendere, o sperimentare improbabili e cervellotiche contaminazioni. Un discorso, se volete, che vale oggi anche per Belle And Sebastian o gli stessi Make Up. Che in fondo non fanno proprio nulla di diverso, concettualmente e musicalmente, dagli Starlite Desperation.