Molto più che un simbolo del punk inglese del '77. Perché i Buzzcocks hanno saputo andare oltre quella scena che alla fine degli anni settanta stava stravolgendo, ma soprattutto sconvolgendo, la Gran Bretagna e il mondo intero. Sicuramente i Buzzcocks hanno consegnato ai posteri dei totem del punk come la celebre “Ever fallen in love”. Ma all'inizio degli anni '80 hanno saputo anche rallentare quei ritmi lanciati a mille, arrivando a comporre anche delle punk ballads. Diretti, infiammati, con stile da vendere. I Buzzcocks riuscirono a non cadere nello stereotipo del punk, come purtroppo accadde a molte formazioni dell'epoca. E questo perché il gruppo di Manchester non si presentava con quell'estetica che poteva imprigionarli in quella scena. Sembravano, infatti, quasi una Mod band del revival '77/'79. Questo grazie anche al look adottato da Steve Diggle (chitarrista, voce e compositore di tutti brani insieme a Pete Shelley) che lo faceva assomigliare più ad uno Small Faces che ad un Sex Pistol. E forse è stata questa la chiave di lettura perfetta che ha permesso ai Buzzcocks di resistere alla polvere del tempo entrando a pieno titolo a far parte della mitologia. Acquistando rispetto da parte del pubblico anno dopo anno. Anche dopo le reunion degli ultimi 10 anni. Reunion che non hanno mai fatto gridare allo scandalo. Prima di tutto perché i Buzzcocks riescono tutt'oggi a tenere il palco meglio di molti altri ragazzini. Ma sicuramente perché la qualità dei loro live sembra non risentire affatto dagli anni in più sulle spalle di ciascun membro della band. Steve Diggle è il chitarrista che ha dato ai Buzzcocks quell'impronta così dinamica. Il suo modo di suonare la chitarra è unico. Riesce a farla ruggire quando il brano è lanciato a mille sui binari del rock'n'roll. Ma sa dosare anche gli accenti come farebbe un jazzista quando imbraccia una chitarra acustica. Ed eccoci finalmente alla tipologia di spettacolo che Diggle sta per portare in Italia. Un'esclusiva che sa unire il fascino suscitato da un artista del genere all'impatto duro dei brani proposti. Ascoltare Steve Diggle in acustico è come ascoltare i Buzzcocks dopo aver levigato accuratamente gli angoli più appuntiti delle loro canzoni. In fondo il gruppo non ha mai negato di avere anche un'impronta più tenera rispetto alla gran parte del repertorio che noi tutti conosciamo. Ma è proprio quel repertorio che non mancherà durante il live acustico. Infatti Steve andrà a pescare dal baule dei ricordi. Ma con il fare di un folle cantastorie rock. Il passato dei Buzzcocks che diventa presente, grazie ad un viaggio di un'ora attraverso una serie di tappe ben rappresentate dalle canzoni della band. www.buzzcocks.com