Wilson, dunque, in The Future Bites esplora frontiere musicali già note, ma ricercandone dettagli, giri armonici, nuovi. Così King Ghost diviene darkwave, i Bauhaus e i Soft Cellabbracciano il cantautore inglese. Il poliedrismo compositivo si ritrova anche nella uptempo, di bongo e basso, Eminent Sleaze – interessante l’ossimoro con in realtà le sonorità tutt’altro che perdigiorno – che ricerca le sperimentazioni rock di Prince fuse con la black music ed un refrain di coro femmineo che è quasi un gospel straniato; mentre, con la ballad solo chitarra e voce 12 Things I Forgot siamo nel regno di Elton John e Billy Joel, quel pop classicheggiante tardi ’80 primi ’90 che tanto ha scalato le classifiche. Il funk rallentato e depresso in un abisso cittadino pullulante di umanità maleodorante di Man of the People sa poi di Sufjan Stevens, che, a sua volta, per ciò che concerne il cantato molle e sussurrato, avrà imparato a suo tempo dal soft prog di Wilson stesso. Follower è un brano EDM suonato con strumenti classicamente rock, che potrebbe divenire una hit ma che non aggiunge molto al già troppo ricco scenario musicale di The Future Bites, se non urletti instagrammeggianti rosa ma dai contorni oscuri di pece. Un motivo, quello della fama prima della vita concreta, del risibile confine che separa il sé dall’immagine proiettata agli altri, che Lady Gaga ha già esplorato in The Fame Monster tredici anni fa. Count of Unease chiude The Future Bites, ed è una Trains, una Song of Unborn, che ci fa riascoltare con infinito amore il Wilson ispirato e monacale che tanto si è amato.