Ad un solo anno dal precedente Sanctify the Darkness tornano in pista i greci Suicidal Angels paladini di quel modo di fare thrash metal alla vecchia maniera e senza concessioni di sorta ad influenze che non siano quelle direttamente derivanti dai cari vecchi 80's. Uno spirito duro e puro che si evince anche dall'anacronistico artwork ma soprattutto dai 40 minuti di musica qui contenuti che altro non sono che un altro capitolo speculare ai due lavori precedenti. Partendo dal punto di vista che ultimamente troppo spesso ci si esalta per uscite anche lontanamente riconducibili al passato, non posso che ricollegarmi al discorso fatto un anno fa, ovvero che questi bravi ellenici pestano ma alla fin fine dopo qualche ascolto i loro dischi non possono che finire nella parte più impolverata degli scaffali del collezionista. Questo perchè va bene pestare, va bene rimanere nell'ambito di una purezza stilistica più o meno conclamata, ma di sicuro per quanto una musica incontaminata possa finire nel cuore di ogni buon thrasher che si rispetti, se il tutto non è accompagnato da idee particolarmente interessanti si rimane con l'amaro in bocca. E questo Dead Again probabilmente soffre ancora di più di questa mancanza rispetto al predecessore, di certo non abbastanza da non far guadagnare comunque una sufficienza al lavoro ma che non può che aprire un'interrogativo sul come e sul perchè alcune etichette reputano valida una proposta piuttosto che un'altra. Piccoli ma evidenti punti deboli che si evincono subito all'ascolto dell'album in questione aperto da un'accoppiata di songs praticamente uguali l'una con l'altra, sia che si parli dell'opener Reborn in Violence che della successiva Bleeding Holocaust scelta anche dalla band come singolo e di cui stato girato un videoclip. Due brani che in pratica sono costruiti su un riffing veloce che fa da apripista al chorus centrale pressochè identico in entrambi i capitoli in cui sono le due parole che compongono il titolo stesso a venire ripetute allo sfinimento con ennesima struttura. Fortunatamente il resto del lavoro evita un impacchianimento totale e già con la più articolata The Trial le cose vanno a cambiare in meglio fino a trovare i loro apici con Beggar of Scorn più "oscura", e con la discreta title-track. Da un punto di vista stilistico i nostri sono orientati su un concetto di thrash più europeo e di conseguenza meno affilato ma più selvaggio. Di certo tutti gli amanti di questo genere potranno anche apprezzarne un ascolto, ma andare oltre mi sembra decisamente troppo. www.myspace.com/suicidalangels