SUSAN TEDESCHI “La più grande blues woman dai tempi di Janis e Bonnie”, così la pensa Bob Vorel, mente e anima di Blue Revue Magazine, ma in fondo anche lui (spero ce lo perdonerà) non rende giustizia non solo del talento, ma soprattutto della personalità artistica di Susan Tedeschi, oggi, a nemmeno dieci anni dal debutto di Just Won’t Burn, la più bella realtà del blues contemporaneo che arriva dall’altra metà del cielo. Autrice ed interprete, chitarrista e cantante, Susan Tedeschi ha maturato in soli quattro dischi consapevolezza e autorevolezza che nemmeno una carriera intera avrebbe potuto offrirle, qualità che le consentono di prendere per mano canzoni di autori diversi come Bob Dylan, Sly Stone, Stevie Wonder, John Prine, Koko Taylor, e metterle naturalmente in fila con le proprie, facendo, delle une e delle altre, gli innumerevoli bagliori di un fare blues che tiene insieme, con partecipazione e talento, gospel, soul, rock e folk. Un approccio globale che lei stessa ha raccontato al giornalista Paolo Vites, nel corso di una intervista a Jam dello scorso marzo: “Ho cercato di recuperare il feeling di certi dischi dei primi anni 70, gente come The Band, Bonnie Raitt, un disco che suonasse timeless, senza tempo. Negli anni 70 non c’erano le divisioni musicali che ci sono oggi, il rock, il blues, il folk… Ho cercato di pagare tributo a questa idea di fare musica”. Quel tributo è contenuto nello splendido Hope And Destre, un album che esalta le sue qualità di interprete, ma che è comunque a tutt’oggi la perfetta sintesi della sua ancor giovanissima carriera, che conta altri tre lavori in studio ed un brillante live, registrato nel 2003 per la serie televisiva Austin City Limits. Una carriera avviata a Boston nei primi anni 90, con un diploma della Berklee School Of Music in tasca, ma cullata sin dalla adolescenza quando, a soli 13 anni, cantava con le prime formazioni locali e più avanti, da collegiale, con il Reverence Gospel Ensamble. Tra il diavolo e l’acquasanta, Susan Tedeschi ha saputo interiorizzare i blues, quei blues che oggi piega, reinventandoli, nel fraseggio della propria chitarra e nel respiro di un canto che sa graffiare e accarezzare con la stessa, sensuale e gioiosa insieme, intensità. www.susantedeschi.com