SYLVAIN CHAUVEAU Il francese Sylvain Chauveau può essere annoverato tra le figure più interessanti e prolifiche della nuova scena maudit francese. Un talento originale, irrigato dall'amore incondizionato per i compositori Debussy e Ravel, e per l'opera dell'esistenzialista Camus. Tradizione classica e ricerca sperimentale rappresentano un continuum filologico. Le composizioni del giovane di Toulouse rimandano inequivocabilmente alle cosmogonie artistiche di referenti assoluti come Satie, Cage, Yann Tiersen, e perché no, alle medievali raffigurazioni dei Dead Can Dance di "Within the realm of a dying sun". - -Livre noir du capitalisme. Dopo Webcam, progetto extraMicro:mega di Fred Luneau, tocca ora all'altra metà della formazione di Toulouse, Sylvain Chauveau. Ambizioso e sottile il titolo, la citazione è solare, "Le livre noir du capitalisme", con cui non si documentano deportazioni o stermini di massa ma s'evocano altrettanto colpevoli annientamenti individuali in nome dell'apparentemente unica, possibile 'ideologia' di questi tempi. E' un album di una tristezza infinita, solitaria, romantica, perduta, con piano e violino ad esemplificare meglio del resto una rabbia trasfigurata in interiore davvero straziante malinconia, un rancore che nell'impotenza crepita disperatos che se ha qualche episodio puramente post-rock come "Dialogues avec le vent" e "Geographie intime" più spesso, nella formidabile accoppiata iniziale "Et peu à peu les flots respiraient comme on pleure/JLG", in "Le marin rejeté par la mer", in "Derniere étape avant le silence" e "Mon royaume, riporta non solo a Satie ma anche, per intensità, ai Soft Verdict di Vergessen www.sylvainchauveau.net