È un disco sorprendente l'e- sordio del progetto TACET TACET TACET: un concept costruito sulle suggestioni suscitate dalle componenti meccaniche del corpo umano, sviluppate attraverso una chiave di lettura sogget- tiva. Embodiment appunto, cioè un'incarnazione per prendere possesso e coscien- za del proprio corpo. Sei tracce necessariamente stru- mentali, data l'incomunicabi- lità verbale delle sensazioni emanate. A riempire lo spa- zio (o forse meglio dire il suono) lasciato dalle parole c'è la sensibilità musicale di Francesco Zedde (tastiere, elettronica) sostenuta dai synth di Alberto Amagliani e il violino di Valentina Vindusca. Una componente importante del collettivo arti- stico Tacet Tacet Tacet sono poi i visual di Federico Pupeschi e Francesco Ceccarelli, che integrano e completano la sezione musi- cale del progetto.
In Embodiment ogni canzone ha come titolo la parte del corpo che l'ha ispirata, pas- sando dai quattro minuti e mezzo di Bowels ai quasi otto della prima traccia Brain. Tutto il disco si muove nella contrapposizione fra una ten- sione classica, (più post-rock che ambient, tipo il pianofor- te di Radio Protector dei 65daysofstatic) e un'inquie- tudine minimal/industrial evocativa, complessa e stu- diata. Ma anche chi fosse alla ricerca di atmosfere più dila- tate potrà trovare delle pia- cevoli sorprese in Embodiment, come è il caso di Bones.
Le 'lezioni di anatomia' del progetto Tacet Tacet Tacet centrano efficacemente due obiettivi: da un lato quello di porre l'attenzione verso una presa di coscienza del gioco in atto fra fisicità e intelletto, proprio attraverso il processo dell'embodiment; dall'altra parte riesce a lanciare degli interrogativi importanti sul rumore e sul silenzio, sulla forma canzone e sulla destrutturazione dei generi, sulla fruizione della musica e sulla sua potenziale multidi- sciplinarietà, tenendo ognu- na di queste polarità in equi- librio fra astratto e concreto, tangibile e inafferrabile, come l'organo fisico dell'o- recchio e l'invisibilità delle onde sonore.