Vede una distribuzione europea due anni dopo la sua pubblicazione in patria il secondo disco dei newyorchesi Takka Takka, ed è uno sbarco graditissimo. “Migration” combina con eleganza e sofisticazione spunti dell'indie rock recente più patinato (The National, Clap Your Hands Say Yeah!, il cui batterista Sean Greenhalgh produce) e richiami dichiarati a un art-rock 'etnico' e funkadelico tra '70 e '80, che vuol dire soprattutto Peter Gabriel e Talking Heads. I due elementi, in un certo senso opposti (grazia contro frenesia, puro contro contaminato, America contro il resto del mondo), producono, amalgamati, un effetto di notevole raffinatezza, qualcosa a metà tra i Talk Talk più impalpabili e degli Shearwater più 'ritmici'. Potentissima, e chiaramente National-oriented, è la spinta del batterista, sempre in primo piano, ma anche gli intrecci insistiti di chitarra, gentili e molto aerei, hanno qualcosa dello stile dei Dessner (“Change, No Change” poteva stare nel disco dei Clogs). Gabe Lavine, a fare la differenza, ci mette però una voce quasi sempre schiva e sdegnosa, molto delicata e attenta a non essere mai troppo invasiva. Anzi, in molti brani i tratti strumentali hanno una netta prevalenza sul cantato (“Fall Down Where You Stand”, “Monkey Forest Raod”), con risultati quasi sempre di gelosa introversione, oltre che molto 'visivi'. Non a caso, molti pezzi della band sono stati usati in colonne sonore televisive e cinematografiche. I momenti migliori, in compenso, sono quelli più funkeggianti, “Silence” (gran pezzo, un po' The Whitest Boy Alive) e “Homebreaker” su tutti, mentre pezzi come “Everybody Say”, "The Takers" (ecco la lezione dei Clap Your Hands) e “Lion In The Waves” (quadro folkish più canonico, solo chitarra e voce) documentano che la band possiede anche un discreto potenziale melodico, a volte fin troppo 'frenato'. Il disco nuovo è in lavorazione già da un anno abbondante, e il pubblico europeo potrebbe conoscerlo a stretto giro di posta rispetto a questo “Migration”. Un uno-due interessante assai: vai a vedere che nell'anno del waka waka sfondano i Takka Takka. www.myspace.com/takkatakka