La band nasce nel 2011 quando Puciato e Alexander cominciano a lavorare ad alcune canzoni che divergono per sound e stile dal genere dei The Dillinger Escape Plan, e con l'aggiunta di Eustis a fine anno il gruppo inizia a prendere seriamente forma, diventando ben più di un side project. L'interesse di Puciato per la musica elettronica ha origini antiche: con i Dillinger, il cantante aveva già realizzato cover di artisti come Massive Attack, Depeche Mode e persino Aphex Twin. Le influenze r&b di Eustis non fanno che completare il mosaico di suoni che caratterizza la ricerca artistica della band.
Nel giro di un paio d'anni i The Black Queen sono diventati un progetto concreto: i membri vivono insieme a Los Angeles, sostenendosi l'un l'altro in periodi difficili per le proprie vite personali. Il primo materiale pubblicato dalla band è la ballad The End Where We Start, seguita dall'uptempo Ice to Never, due canzoni più reminiscenti del lavoro di Eustis con i Telefon Tel Aviv che con il catalogo dei The Dillinger Escape Plan.
L'album d'esordio, Fever Daydream, esce a gennaio 2016 e ottiene un immediato riscontro positivo dalla critica. Scritto e registrato in un magazzino di Los Angeles abbandonato e infestato dagli insetti, il disco ha visto la collaborazione di Justin Meldal-Johnsen (Beck, M83...) come produttore esecutivo. "All'inizio pensavamo a questo progetto come a qualcosa di più leggero e con più chitarre, ma a un certo punto abbiamo compiuto una decisa deviazione verso l'elettronica. È stato davvero speciale trovare altre persone con cui poter parlare di Leprosy dei Death e di una canzone dei New Edition allo stesso tempo", dichiara Eustis riguardo alle comuni influenze e ai comuni gusti dei suoi compagni di band.
Particolarmente significativo sotto il punto di vista dell'estetica della band è il video di Maybe We Should, diretto da Jesse Draxler e dalla band stessa e ambientato a Los Angeles con molti richiami all'arte del fotografo Anton Corbijn. "L'estetica generale per me è importante quanto la musica," spiega Puciato. "Prestiamo attenzione ad ogni dettaglio di ogni singolo aspetto coinvolto nella band, ed ogni aspetto rappresenta un'opportunità di espressione artistica. Infatti i The Black Queen a noi sembrano più un progetto artistico di una semplice band, e il disco è solamente una delle forme d'arte che sfruttiamo."