Poche pretese dunque, ma buone; senza invadenza alcuna, le canzoni scorrono con fin troppa facilità una volta inserito il disco nel lettore e sembra quasi un invito a sedersi, "resettarsi", magari sorseggiando un bourbon. Si parte con il rock adolescenziale di "You're Like A Woman", un avvio rapido, utile solo per gli scambi di piacere tra l'ascoltatore e la band. Ben altra cosa l'intimità racchiusa in "It's All Over", la "ballata" del disco, classica melodia nostalgica con tanto di coda vagamente noise e richiami ai primi Eels. Il viadotto si regge su temi classici, come i pianti post-sbronza descritti in "The Booze And The Drugs": l'incedere è tremendamente di bassa fedeltà, fatti salvi quei richiami a un punk da "casa nella fattoria" che chiudono la breve esistenza della canzone. Diciamo che la dimensione è da pop-song , non tanto il ricordo. La storia già scritta si rilegge nel cantico del minatore di "Diamonds In The Mine", altra immagine in bianco e nero sagomata proprio negli Stati del sud, e in "For Milton Mapes", in cui alla verve da umorismo grunge, si accoda appunto un roco senso del parlare biascicando. La gente ripete che il bello è ciò che piace, banalizzando il semplice senso della normalità. Forse bello, in musica, è ciò che in un certo tempo "suona", finanche senza stravolgere. Gli accostamenti fattibili all'interno di "Balls" sono molteplici e fin troppo scontati: si passa dagli Okkervil River in "Alone I Want From You Is Some Effort", ai Pearl Jam di "Vitalogy" in "I'm Thirsty". Parallelismi che nella sostanza ampliano la semplicità del disco, elevandone, almeno un po', la caratura e il peso artistico. "Trouble" mostra il lato più malinconico dei ragazzi inglesi ed è, a ragion veduta, il momento di maggiore intensità, un saliscendi traballante, l'anello di congiunzione triste dell'intera catena melodica. Gli ultimi sorsi del bicchiere di borboun, quindi, non ubriacano e lasciano un sapore amaro.www.thebrokenfamilyband.com www.myspace.com/thebrokenfamilyband