"Language" è un disco con un piede in due scarpe: post rock e "‘core e chistu ‘core", e non convince appieno in entrambi i frangenti.
"Arise" non c’entra ovviamente niente con quella ben più famosa dei Sepultura dei tempi che furono, ma si rivela comunque un brano abbastanza riuscito, sia a causa della giusta durata (quattro minuti scarsi contro gli oltre cinque delle altre composizioni) che del buon dosaggio di partiture estreme e non. "Ebb & Flow" inizia ricordando vagamente i guizzi di Robert Fripp per poi assestarsi in un mood clean e quasi jazzato che ha la funzione di servire da crescendo per poi fare posto all’imminente sfuriata. Si sale e si scende quasi subito in favore di un bridge progressivo davvero ottimo e in grado di calamitare l’ascoltatore per tutta la sua durata; buono il finale, che però avrebbe richiesto una linea vocale più ispirata e ficcante.