Arrivano dalla vicina Svizzera ma quello i The Jackets ci hanno da sempre sottolineato con il loro sound è l’epoca a cui si ispirano. Anni 70 come se fossero accaduti l’altro ieri, in suoni, schitarrate, echi vocali e sound complessivo, con una produzione non laccatissima e un basso che ti entra dentro. Ma il loro punto di forza, soprattutto in sede live, è la ritmica incalzante tanto da trasformare il loro rock’n’roll in qualcosa di ballabile, una proposta adatta a chi è alla ricerca delle due “d”: divertimento e distorsioni. Suoni fuzz ci rimandano a quell’epoca, una base di psichedelia diviene un’impronta indelebile nel sound del power trio, in alcuni tratti ci vengono in mente i Blue Öyster Cult a cui però sono state somministrate dosi di speed o se volete dei Velvet Underground dei nostri tempi; Don’t Leave Me Alone è un vero viaggio nel tempo, probabilmente la traccia più tosta del lotto, in cui le corde fuzz padroneggiano il tutto e un finale che ci fa comparire dinanzi Jim Morrison e tutta la sua verve. Gararge, garage punk e rock’n’roll si mescolano senza soluzione di continuità in un ballo infinito che trova la sua giusta collocazione proprio dal vivo, in un club rock dalle luci psichedeliche per colori ma impazzite per velocità e intensità. Perché luci psichedeliche?! Provate ad ascoltare Floating Alice e sarete catapultati in una trama onirica piena di sostanze stupefacenti ed effetti psicotropi che mostrano un altro lato dell’irruenza targata The Jackets.
Un altro momento muscoloso è la titletrack che picchia duro e abbraccia il rock potente, capace di incendiare il palco. Chitarre al vetriolo in Deeper Way, un pezzo che ci ricorda i Kiss dei primi album e i loro concerti dinamitardi dal vivo, rock’n’roll come se non ci fosse un domani. Quindi Queen Of The Pill, quarto album dei The Jackets, è super consigliato per chi ama questi suoni, le distorsioni e il divertimento dal vivo
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