Ci sono alcuni concetti che pur avendo una veridicità confermata continueranno in qualche modo a sembrarti sempre miraggi inventati a dovere: Perché non si sente mai parlare dell'Australia? Perché i tastieristi sul palco non si sentono quasi mai e si vedono ancora meno? Come fanno le mamme a non sbagliare mai le loro previsioni meteo? Fino a poco tempo fa tra questi quesiti ne rientrava uno del tutto personale: perché sebbene ci si immagini i paesi scandinavi come luoghi eterei e fantastici da queste terre arrivano, musicalmente parlando, solo band vichinghe supertrash/ sgozzatopi/ powerdeath metal? Poi qualcosa cambiò: dalla Norvegia iniziarono ad arrivare esseri docili e tranquilli come i Kings of Convenience o band meno invasive come i Royksopp, insomma gente con cui puoi tranquillamente conversare senza aspettarti un improvviso colpo di ascia in testa. E sempre dal medesimo paese (almeno in parte) arriva questo quartetto indie-pop: the Kabeedies. Siamo nel 2007 e quattro ragazzi, Evan Jones ( chitarra-voci), Roary Hill ( basso-voci), Katie Allard (voci) e Francis Bell (batteria) si incontrano e si scontrano per caso tra conoscenze scolastiche ed indirizzi myspace. Come il settanta per cento dei teenager di tutto il mondo decidono allora di unire le proprie forze e formare una band che permetta alla gente di ballare; come l'ottanta per cento delle band di tutto il mondo inizia il calvario tra performance in ogni angolo disponibile, auto-produzioni ed etichette discografiche finché nel 2008 vede la luce il primo singolo ufficiale della band “lovers ought to” che li trascina direttamente al Glastonbury festival. L'anno successivo arriva il debutto discografico “rumpus” ed il loro nome inizia a circolare tra le varie webzine a sfondo indie: un album diretto e strettamente pop, adatto per una serata spensierata ma che probabilmente alla lunga inizia ad annoiare. Troppo divertimento e poca sostanza. La band allora decide di incrementare le proprie potenzialità imparando dalle band che supportano in svariati tour: the futurheads e bombay bycicle club su tutte. Nel 2010 il loro singolo “come on” viene incluso nella campagna pubblicitaria della microsoft per l'Xbox kinect e si sa che spesso ciò che passaparola e tour non riescono a fare, un semplice spot riesce a farlo nel giro di pochi secondi. Eccoci arrivati al 2012, anno in cui esce la seconda fatidica prova: “soap”. Le briose atmosfere estive ed adolescenziali del primo album lasciano spazio ad un sound più maturo e consapevole in cui il cazzeggio post-party viene sostituito da una maggiore attenzione nei confronti delle linee vocali ed un pop accattivante che riuscirebbe a smuovere anche il più Tutankhamon tra voi. “Eyes”, è la colonna sonora perfetta per una gita fuori porta in un qualsiasi giorno d'estate; “Santiago” invece conferisce al quartetto la nomina di fratelli minori dei già più noti vampire weekend e cugini di terzo grado dell'altrettanto noto Beirut. Si definiscono come “un disturbo chiassoso, un fracasso che neanche Nanny Mcphee sopporterebbe”: di certo sono pronta a scommettere che pure la famosa tata inglese non riuscirebbe a trattenere il piede destro al ritmo di questi quattro ragazzi che hanno tutte le carte in regola per infiltrarsi nel colorato e spensierato mondo dell'indie pop. http://www.facebook.com/thekabeedies