Difficile, se non praticamente impossibile, inquadrare in un solo genere lo stile dei The Moor, che anzi inseriscono nei loro brani, con dichiarato sprezzo del pericolo, growl e chitarre pesanti in stile death metal, lunghe parti strumentali con abbondanti dose di tastiere tipiche del prog metal e arpeggi sognanti che ricordano una certa parte del classic rock. Proprio per questa fusione di stili, il nome dei The Moor si può associare facilmente a quello degli Opeth. Raggiungere un obiettivo del genere non è certo cosa facile, e il primo merito che riconosciamo alla band è senza dubbio quello di una grande apertura mentale e di una grande versatilità dal punto di vista esecutivo oltre che compositivo. In mezzo a tutto questo calderone di idee, generi e stili, ci sono comunque alcuni brani degni di nota. il migliore è probabilmente 'Venice', che mantiene il suo gelido splendore sia nella versione cantata che in quella strumentale, un valore che deriva soprattutto dagli ottimi spunti delle tastiere. Anche 'Liquid Memories' è un buon pezzo, soprattutto perché questa smania di inserire quanti più spunti possibili in un singolo brano, che emerge prepotente in altri momenti del'album, è qui più mitigata e dà vita ad un pezzo più coerente al suo interno. Forse la difficoltà principale della comprensione di 'Year…' è proprio la mancanza di un filo conduttore unico; l'impressione è che la disperata ricerca del connubio fra tanti stili si sia rivelata un'arma a doppio taglio e metta a dura prova la pazienza dell'ascoltatore. Vale comunque la pena di verificare di persona se questa teoria corrisponde al vero. www.themoor.org www.facebook.com/themoorofficial