MATS GUSTAFSSON Windows: The Music Of Steve Lacy Gustafsson da solo propone tre riletture di Lacy, una di Cecil Taylor e due originali. Un CD che è tutto un paradosso: Lacy suonava il sax soprano e Taylor il piano, Mats li rilegge entrambi con sax tenore e baritono e fluteophone - oltre a dedicare il disco al primo pur riprendendolo solo per metà durata. Meno paradossale la musica, anche se rivista molto personalmente: colpetti e frammenti, discese al limite dell'udibile e improvvise risalite cool, allungamenti e stiramenti, dissoluzioni e sfocature come in un blob psichedelico, dissonanze e singhiozzi, reiterazioni, sfasature di toni e ritmi. Ottima prova nonostante un certo sapore accademico non si scrolli mai di dosso a Gustafsson - pulizia e tecnica innanzi tutto, nessuno sbrodolamento, padronanza formale che rasenta l'asetticità: nonostante la vicinanza espressiva. c'è poco dell'imperfetto calore che emanano gli Nmperign. Ma Gustafsson è nordico, no? Socialdemocrazia sonora d'avanguardia.