Contornato da un mutevole set di musicisti e produttori, Danny Lee Blackwell è ormai saldamente al comando dei Night Beats, tanto da poter affermare che il progetto è concepito come una one-man-band.
Animato da un’espansiva sensibilità psych-blues, il musicista texano non sembra volersi riposare sugli allori, e dopo il graffio garage-rock di “Outlaw R&B” offre un’ulteriore variazione sul tema garage-blues psichedelico con il nuovo album “Rajan”, un disco che risente della recente collaborazione di Danny Lee Blackwell con Carolina Faruolo dei Los Bitchos per il side-project Abraxas e l’intrigante album esotic-country-western-oriental dall’altrettanto bizzarro titolo “Monte Carlo”.
Il passo decisamente più heavy dei Night Beats è comunque salvo. L’affascinante insieme di ritmi latini e funky e le influenze della psichedelia turca restano in sottofondo, rinvigorite da un sound corposo e dinamico. Perfetta colonna sonora per un viaggio on the road privo di meta e di confini, “Rajan” rispolvera l’attitudine blues di Blackwell per un disco che alterna brillanti esternazioni da jam session – l’eccellente desert-etno-blues di“Hot Ghee” e il notturno rock-latin blues con l’armonica in primo piano di “Osaka” – ad accattivanti bignami rock-pop-blues che a volte vivono di echi e richiami fin troppo espliciti.
Danny Lee Blackwell non promette nulla di nuovo o rivoluzionario, ma il suo citazionismo è fin troppo divertente e giocoso; è dunque facile restare sedotti dalle assonanze country-western filtrate dalla sensibilità rock’n’roll di “9 To 5” o dall’abile trasfigurazione della celebre “Sunny”, abilmente tradotta nel lisergico soul-funky-pop di “Thank You”.
Non sazio di riff carpiti al passato, Danny confonde Velvet Underground e Rolling Stones in “Motion Picture” o rifinisce i contorni con sonorità meno ruvide e sensuali (“Anxious Mind”), nonché con amabili meltin pot’ in stile soul/r&b (“Dusty Jungle”).
“Rajan” è un disco suonato con innegabile diletto e un puro spirito rock’n’roll, seppur meno grezzo e spigoloso delle ultime prove dei Night Beats, non indugia nella nostalgia. Tutto l’album fluisce con giocoso disincanto, tra esternazioni degne della migliore tradizione psichedelica anni 60 e 70 (il bizzarro e sinistro tocco outlaw-country di “Cautionary Tale” e il vortice di sitar che anima Morocco Blues”) ed eleganti digressioni psych-blues che spaziano dai languori alla Pink Floyd di “Blue” agli esotismi alla Santana meets The Miracles di “Nightmare”. “Rajan” è l’album decisamente più definito e concreto di Blackwell, un incastro agrodolce che diverte e strappa più di un sorriso, e di questi tempi è quasi una benedizione.
7/18 - Cluj-Napoca, RO - Electric Castle Festival
7/20 - Tromsø, NO - Bukta Festival
7/24 - Marseille, FR - Le Molotov
7/25 - Arthez-de-Béarn, FR - Le Pingouin Alternatif
7/26 - Barcelona, ES - Sala Upload
7/27 - Madrid, ES - El Sol
7/28 - Benidorm, ES - Low Festival
7/29 - Zaragoza, ES - Lata De Bombillas
7/31 - Ravenna, IT - Hana-bi
8/1 - Fano, IT - Bagni Elsa
8/2 - Zürich, CH - Bogen F
8/3 - Val de Bagnes, CH - Palp Festival
8/6 - Hossegor, FR - L’Île Du Malt
8/7 - Donostia, ES - Dabadaba
8/8 - Ponferrada, ES - Cocodrilo Negro
8/10 - Âncora, PT - Sonic Blast