. Gli Orphan Brigade (Nelson Hubbard, Ben Glover e Joshua Britt) prendono il nome dall’appellativo dato, durante la guerra, a un contingente di soldati del Kentucky (la First Kentucky Brigade), militante nelle fila della Confederazione e comandati dal leggendario generale John C. Breckinridge (su Wikipedia trovate un dettagliato resoconto della sua vita e delle sue opere). Stimolati da un nome tanto suggestivo, i tre musicisti hanno iniziato una meticolosa raccolta di documenti, poesie, leggende e testimonianze relative alle imprese della brigata, con l’intento poi di tradurli in testi e musicarli. Man mano però che il lavoro di ricerca e composizione cresceva, aumentavano anche le idee che sono andate poi ad arricchire il concept. In primo luogo, gli Orphan Brigade hanno scelto come location per le registrazioni la Octagon Hall di Franklyn , che non è uno studio ma una dimora museo, appartenuta a Andrew Jacskon Caldwell, proprietario terriero, morto nel 1866. La leggenda vuole che Caldwell e la di lui moglie si siano trasformati in fantasmi e ora infestino l’edificio. Ecco, dunque, la genesi del titolo, ed ecco lo spunto per una nuova idea: trasformare questa storia non solo in un disco, ma in un documentario che, inizialmente doveva essere una sorta di making of dell’album, e poi, invece, è diventato qualcosa di più importante (il film lo potete trovare e guardare QUI). Sotto il profilo musicale e dei contenuti, dunque, Soundtrack To A Ghost Story è un’opera ambiziosa (e perfettamente riuscita) che riesce a fondere, attraverso il fille rouge della scrittura, il resoconto storico, le suggestioni orrorifiche nate dalla narrazione popolare, l’elemento didascalico del docu-film, e soprattutto un intrigante concept musicale di quattordici canzoni, in bilico tra rielaborazione filologica e modernità espositiva