The Strypes BLUE COLLAR JANE EP 2013 - Mercury Records the-strypesLa prima cosa che colpisce di questi The Strypes, quattro irlandesi originari di Cavan, è la giovanissima età: 15 il batterista Evan Walsh, 16 il bassista Peter O'Hanlon, 17 il chitarrista Josh McClorey ed infine il cantante solista Ross Farrelly ... ben 16 primavere; dei cuccioli in pratica, innamorati persi del british rhythm'n'blues anni '60, e del pub rock blues '70 di gloriosi acts made in UK, Dr.Feelgood, Inmates, Nine Below Zero. Tutte bands le cui eco selvagge risuonano in misura variabile nel micidiale tiro esecutivo strumentale che The Strypes, nonostante siano poco più che degli adolescenti, ci scagliano addosso nelle sette songs di questa edizione giapponese di "Blue Collar Jane", il loro secondo EP. Per la cronaca quattro di esse, You Can't Judge A Book By The Cover, Got Love If You Want It, I Wish You Would, Leavin' Here, tutte covers di classici blues e rhythm'n'blues, andavano a comporre il primo documento sonoro degli Strypes, il primo EP “Young, Gifted & Blue” (Reckless Records/Heavy Soul Records) uscito esattamente un anno fa, nell'Aprile 2012. Cuccioli svezzatisi quindi con i sacrosanti standard dei bluesmen americani degli anni '40 e '50: quattro kids che la mai sin troppo benedetta musica del diavolo ha beneficamente reso transfughi sfuggiti a tutti gli avvilenti 'The Voice' anglosassoni, ammesso che sia l'Inghilterra la culla di simili format musicali televisivi buzzurri, appestanti di recente anche l'Italia! Ross, Josh, Peter ed Evan il loro debutto l'hanno fatto comunque in una televisione irlandese, ma alzando al massimo i volumi degli amplificatori valvolari e sparando a manetta i classici di Bo Diddley e Billy Boy Arnold che poi sarebbero finiti sul loro primo EP: se permettete c'è una differenza abissale! The Strypes si sono già fatti largo nella scena anglosassone, e dopo aver firmato per la Mercury Records hanno avuto contatti artistici con mostri sacri come Paul Weller e Noel Gallagher, che hanno fatto dei quattro imberbi musicisti i loro pupilli. Dei tre nuovi brani di "Blue Collar Jane Ep"thestrypesyoung due, What People Don't See e l'omonimo Blue Collar Jane, sono firmati dalla band, in primis dal chitarrista Josh McClorey: due vibranti episodi marchiati dalla voce del front-man Ross Farrelly - un pò allo stile indolente dello yardbird singer Keith Relf si rifà - e dalla prepotente ed aggressiva chitarra solista di McClorey che non fa nulla per nascondere l'influenza seminale di un Jeff Beck: tra l'altro Beck pare abbia espresso di recente dei pareri molto lusinghieri riguardo la band. What People Don't See e Blue Collar Jane sembrano espropriati da qualche disco febbrile dei Nine Below Zero e di Eddie & The Hot Rods fine anni '70: gente, c'è davvero da leccarsi i baffi! Il terzo brano è una cover agile e freschissima di uno standard blues del grande Willie Dixon, 29 Ways. Puntiamo ora l'obiettivo sui quattro episodi già contenuti nel primo EP “Young, Gifted & Blue” uscito nel 2012: sgranereste gli occhi se vi dicessimo che l'altra Dixon-iana You Can't Judge a Book By the Cover, coverizzata qui con un tiro anfetaminico della madonna, pare uscita dai solchi di "Gloria" degli Shadows Of Knight, uno degli album-bibbia del '60 garage americano? Proprio così, il sedicenne lead vocal Ross Farrelly come Jim Sohns degli S.O.N., quasi mezzo secolo dopo (47 anni ad essere precisi!), ancora - come allora - il 'nero' blues di Chicago inesauribile linfa vitale per pallidissimi e giovanissimi garagers bianchi. Ben due gli armonicisti negli Strypes: il bassista Peter O'Hanlon e Ross Farrelly, a devastare le rivisitazioni dei due standard Got Love if You Want It e I Wish You Would, Yardbirds-iane sino al buco del culo (soprattutto la seconda, quasi identica a quella contenuta nell'album debutto dei gallinacci!), e come quelle - targate 1965 - grondanti elettricità, prepotenti, in uno stupro godereccio della tradizione. Infine un'incredibile violenta Leavin' Here - ancora una volta a straripare il chitarrista Josh McClorey, tenete ben presente questo nome! - vecchia detroitiana Motown song firmata Holland-Dozier-Holland, prediletta nel corso del tempo da rockers e garagers di diverse latitudini, ricordiamo tra le altre versioni di Motorhead, The Sonics, Lars Frederiksen & the Bastards, Leighton Koizumi with Tito & The Brainsuckers. Beh, forse a questo punto l'avrete capito: The Strypes si sono inseriti alla grandissima nella music-novela r & strypesb Fathers And Sons - parafrasando un grande doppio vinile di Muddy Waters del 1969 - che da 50 anni continua imperterrita ad appassionarci e a suonare sempre attuale; in barba a tutte le più o meno sterili o godibili retromanie stilistiche new wave e post punk con cui Savages, Editors, Interpol et similia stanno infestando il regno unito e di riflesso la vicina ribelle Irlanda. Non dimentichiamo che The Strypes provengono dalla verdissima terra che tra gli altri artisti ha regalato al mondo, alla metà degli anni '60, Van Morrison con i suoi Them, uno dei più grandi interpreti rock/rhythm'n'blues/blues di tutti i tempi. Fremiamo immaginando The Strypes alla prova con un lavoro più corposo: speriamo sia in giro il più presto possibile. www.thestrypes.com www.facebook.com/TheStrypes