«In questi anni abbiamo avuto la fortuna di suonare in lungo e in largo in Europa e di testare con mano come sempre più la musica sia fondamentale come strumento di divulgazione di narrazioni per un futuro diverso. Abbiamo portato la nostra musica per i migranti tra i terremotati e in sostegno di tante iniziative sociali. – commentano Gabriele Concas e Matteo Marini – Nell’estate del 2016 eravamo a Glastonbury Festival e il giorno dopo il referendum sulla Brexit siamo stati svegliati dal nostro manager inglese in lacrime, l’atmosfera del festival era surreale, per protesta le persone si erano pitturate il viso con la bandiera dell’Unione Europea e andavano in giro tristi mentre dai palchi le band lanciavano messaggi contro la classe politica che aveva portato a quel risultato.»
“MANIFESTO!” nasce dalla profonda necessità della band di prendere una posizione su quello che succede nell’attualità: un modo per prendere una boccata d’aria dall’asfissiante disordine e vuoto politico dell’attuale mondo. Il groove del basso e il beat della drum machine, in ogni canzone, sono sempre legati ad un messaggio chiaro, un “MANIFESTO!” da poter gridare forte.
“Better than that” parte con campionamenti di registrazioni di tamburi e urla di nativi americani su cui si innesta il riff della brass action (quattro sax, due trombe e due tromboni) che incalza sul beat aprendo lo speech di Giulietta Passera sulla drum machine che scompone il tempo dimezzandolo. Il riff riparte e culmina in un solo in cui le melodie prendono direzioni diverse per culminare nel secondo intervento della mc che ribadisce il manifesto del brano: