Henrique Laurindo e Lulu Grave. Origini carioca traslocate da tempo a Londra. Immagine affogata nel bianco e nero, formazione rigorosamente a due, nome accattivante con articolo a supporto (neanche troppo velatamente ispirato agli eroi cult Black Tambourine), produzioni e contatti già avuti con Brian O'Shaungnessy (My Bloody Valentine, Primal Scream,The Clientele) e Tim Holms (Death In Vegas), una gavetta fatta di singoli e 7″, riferimenti chiari e molto trendy nei confronti dell'universo noise pop a tinte psichedeliche (dai VU ai J&MC senza passare dal via) che sembra non arrestare la sua dirompente onda revivalista. The Tamborines a tagliare il nastro del debutto che ha già occupato una parte sostanziosa dello spazio destinato agli “strilli” nelle pagine con patina e make-up dei magazine britannici. Se '31st Floor' è adorazione genuflessa verso Anton Newcombe e la sua influente creatura (con un leggero tocco che farebbe felice Robert Pollard), se 'What Took You So Long' rimembra la soffice leggerezza vocale di Evan Dando, se 'Come Together' la stagione irripetibile firmata Mark Gardener & Andy Bell, il resto dell'album si assesta su di un piacevole già sentito che nulla aggiunge alla causa. Si fa preferire comunque la prima parte molto più riverberata e da ideale playlist utile per viaggi a lunga percorrenza. Sarà bene poi tranquillizzare e frenare gli entusiasti che parlano a sproposito di 'Camera & Tremor', come di album debitamente sonorizzato dallo shoegaze, consigliamo un revisionismo storico e le prime cinque canzoni di questo discreto esordio. www.myspace.com/thetamborines