Trombettista dalla grande sensibilità e dall'inesauribile vena solistica, Tom Harrell si è messo in luce nel quintetto di Phil Woods, dove ha suonato dal 1983 all'89, per poi spiccare il volo come star nel firmamento del jazz e aggiudicarsi più volte il titolo di miglior trombettista nei referendum della rivista Down Beat. Il suo stile, quando affronta il versante lirico, si avvicina per limpidezza a Chet Baker e quando si infervora è simile a Dizzy Gillespie e a Fats Navarro, ma soprattutto al grande Clifford Brown, con le stesse virate di registro, la stessa precisione ritmica, la stessa freschezza di ispirazione. La personalità resta però quella di Harrell: non un caposcuola, bensì un grande poeta della tromba. Un musicista che attraverso la fluente discorsività e la pregnanza emotiva riesce a stabilire una sintonia incredibile sia con i solisti che suonano con lui che con il pubblico. Già membro delle orchestre di Woody Herman e Stan Kenton poco dopo aver compiuto i vent'anni, Harrell ha poi collaborato nei gruppi di Horace Silver dal '73 al 77. Prima di incontrare Woods ha inoltre suonato con Carlos Santana, e successivamente alla militanza con il sassofonista ha iniziato ad incidere con gruppi propri, chiamando accanto a sé i pianisti Kenny Barron, Hal Galper e Danilo Perez, i batteristi Ralph Peterson, Paul Motian e Billy Hart, i sassofonisti Dave Liebman e Joe Lovano, i bassisti Charlie Haden e Larry Grenadier. Con l'album "Labyrint", del '96, anche la sua vena compositiva si focalizza, trovando un equilibrio e una logica costruttiva che non escludono le sorprese avventurose e le geometrie astratte. L'ultimo lavoro discografico, "Wise Children", pubblicato lo scorso autunno, comprende un'ampia sezione di archi e fiati, oltre a quattro vocalist come Cassandra Wilson, Dianne Reeves, Claudia Acuña e Jane Monheit.http://www.tomharrell.com/