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ULCERATE

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Il limite è il cielo. Pare proprio questo il modo migliore per descrivere l'ascesa e la consacrazione degli Ulcerate nel panorama death mondiale. Ad un paio d'anni di distanza dal precedente capolavoro “The Destroyers Of All”, i neozelandesi tornano sul mercato con questo “Vermis”, che ci riconsegna una band perfettamente conscia dei propri mezzi e della propria poetica musicale. Rilasciato dalla Relapse, che già da un po' faceva la corte a Jamie Saint Merat e soci, il quarto album degli Ulcerate è ancora una volta un devastante concentrato di death metal cupo, tecnico ed evoluto, sebbene ai punti perda il raffronto con il proprio predecessore in virtù di una vena post molto meno marcata e a tratti sacrificata sull'altare di un death più impattante che mai e che non rinuncia al consueto alone plumbeo e nero come la pece. Poco male, in quanto il songwriting rimane di primissimo ordine ed i brani affondano come dovrebbero, con furia ed intelligenza. L'incredibile Saint Merat dietro le pelli riesce a contenere la propria naturale esuberanza, concentrandosi maggiormente sulle ritmiche, senza però smettere di stupire per fantasia e complessità dei passaggi. Stavolta grandissimo spazio lo prendono le chitarre di Michael Hoggard, capaci di solismi strepitosi che difficilmente escono dal seminato death metal. Venendo ai brani, colpiscono immediatamente “Clutching Revulsion” e la successiva “Weight Of Emptiness”: la prima grazie al proprio incedere nervoso inframezzato da letali atmosfere post-core, la seconda invece pare quasi rappresentare l'anello di congiunzione tra la pece sonora di “Through Silver In Blood” dei Neurosis e i raptus rabbiosi scatenati dai Gorguts di “Obscura”. Assolutamente agghiacciante poi la sei corde straziata e dissonante di Hoggard, che genera abissi di disperazione all'interno dei quali non si trova nulla di salvifico. Senza dubbio uno dei migliori brani usciti dalla penna del trio. Prima e dopo quelle che sono le due perle del lavoro troviamo la title track e “Confronting Entropy”, ovverosia due tracce dall'evoluzione simile che si confrontano con un death asfissiante e tecnicissimo, sopra le quali il growling profondo di Paul Kelland funge da guida perfetta per le evoluzioni ritmiche imposte ancora una volta da un Saint Merat sopraffino. Giusto il tempo di tirare il fiato con l'intermezzo “Fall To Opprobrium” e poi si torna nella bolgia sonora accompagnati da “The Imperious Weak” che alterna ritmi medi ed a tratti vocati verso il downtempo ad accelerate efficacissime che non lesinano in potenza, oltre che in velocità. Se con “Cessation” si torna su territori non distanti dagli Immolation, la conclusiva “Await Rescission” ci regala ancora emozioni con il proprio afflato post metal che si insinua perversamente all'interno di un brano estremo all'inverosimile. Detto che la produzione ed il mixing sono estremamente bilanciati (nel precedente lavoro forse la batteria era troppo preponderante), non ci rimane che consigliare caldamente anche questo “Vermis”, album eccelso e di pochissimo inferiore a “The Destroyers Of All”. Se quest'anno Luc Lemay non avesse deciso di pubblicare un capolavoro assoluto, probabilmente gli Ulcerate si sarebbero piazzati dritti dritti al primo posto di una ipotetica classifica di fine anno in ambito death. Ma la seconda piazza dietro ai Gorguts è da considerarsi comunque una vittoria. Primi degli umani, insomma. www.ulcerate-official.com www.facebook.com/Ulcerate

ULCERATE è presentato in Italia da HARD STAFF

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