Dal canto loro, gli Ultimavera provano la spallata allo steccato che stolidamente intralcia la libera circolazione tra rock e cantautorato. Non sono i primi, non saranno gli ultimi, ma intanto ci sono, con una certa vigoria da decisionisti pasionari. Tipica quadratura rock (chitarra e voce, chitarra, basso e batteria), testi ricchi di immagini e sensi che rimbombano aspri e poetici, da cui l'impegno - il famigerato impegno - ne esce pettinato a 220 volt, riverberando emo-zionalità e blanda psichedelia.Un debutto maturo insomma, del resto la band ha avuto dieci anni di tempo per covare la compattezza del sound, sfrondare lo sfrondabile, affilare la lama. Un processo che deve ancora compiersi, ma intanto delle cinque canzoni presenti in questo Dimore EP possiamo tenerci stretti una Pornocrazia che fa collidere Marlene Kuntz e Subsonica (quelli elettrici) e una Santodromo che si sgrana beffarda e amara come dei CSI presi all'amo del lo-fi. Restiamo sintonizzati. www.ultimavera.it www.myspace.com/ultimavera