CAPVTO, Supernova (2016)
Capvto è l’alter ego elettronico di Valeria Caputo, compositrice eclettica che aveva esordito nel 2013 con Migratory birds. Da sempre appassionata di nuove tecnologie al servizio di generi diversi tra loro, arriva a conseguire il diploma di tecnico per le arti digitali nel 2001 e quello al conservatorio di Bologna in musica elettronica nel 2011. Il nuovo Supernova è un album intriso di trip pop, alternative rock ed elettronica e si avvale di musicisti in grado di dare corpo all’immaginazione dell’autrice, tra cui mi preme sottolineare il lavoro di Stefania Caputo e Tiziano Raspadori ai sax, Silvia Wakte alla chitarra e Franco Naddei ai synth. Supernova in realtà prende forma già durante le registrazioni del primo disco, con loop e frammenti creati per Migratory birds e utilizzati in questo come back. Energico e brillante nei suoni, si distingue per un atteggiamento pop che vira su colori dark (gli episodi meglio riusciti) ma anche su ritmiche ballabili (un po’ scontate nei risultati) e sussurri folk (una strada interessante). Forma canzone e sperimentalismo tentano di andare a braccetto con risultati non sempre all’altezza e rimane la sensazione di trovarsi dinnanzi ad un’autrice che ha ancora margini di miglioramento vista la sua capacità di incuriosire in più frangenti l’ascoltatore. Blooming apre le danze con un sospiro elettropop delicato che forse poteva essere meglio articolato, elemento che ritroviamo in Blindfolded, pezzo dark raffinato, potente e dall’andatura più contorta, che mostra di quali doti di scrittura sia in possesso la Caputo. Si torna ad una forma maggiormente legata al pop con la piacevole Flower girl, prima della strumentale The ocean in the sky, traccia molto coinvolgente che mi ha ricordato alcune pagine di Brian Eno e del nostro Franco Battiato. La lunga title track sale d’intensità con il passare dei minuti, mostrando le varie anime di Valeria, mentre è un bel trip Scrambled eggs, uno dei pezzi meglio concepiti tra i presenti. Living in a cloud è il lato più lieve e malinconico della musica di Capvto, che poi alza il ritmo con Looser e prova la via della pura sperimentazione in The river, episodio che però soffre dell’eccessiva prolissità (oltre 15 minuti che offrono poche variazioni sul tema). Chiude il remix di It’s wrong, che non aggiunge nulla di significativo al platter. L’album ha alcune idee folgoranti ma anche qualche caduta di tono che inficia in parte una prova che probabilmente sarebbe potuta essere anche superiore. Supernova resta comunque un disco gradevole e conferma Valeria Caputo come un’artista da seguire con cura. (Luigi Cattaneo)