Parte Terra e l'uso delle percussioni unito al cantato dialettale sembra anticipare un classico album folk proveniente dalla Trinacria; poi entra il violoncello ed annuncia che qualcosa sta cambiando! L'intuizione dell'artista palermitana sta esattamente nell'innovazione; alla tradizione, peraltro massimamente rispettata ed onorata, si accompagna una nuova liricità che si fonde con il recitativo teatrale moderno e che in certi passaggi richiama vagamente alla mente i Dresden Dolls di Amanda Palmer. Ma la nostra sa gestire i registri vocali da navigata maestra e passare anche ad aperture jazz (quello bianco, alla Nina Zilli per intenderci), per poi chiudere con il rap ad elevato orgoglio femminista di Sono femmina, dove si cita anche la prostituzione intellettuale di mourinhana memoria! Album forte ed aria fresca per la musica etnica; e peccato che, come sempre avviene in questi casi, il dialetto limiti la fruizione di una poetica che appare notevole. In un secondo cd sono poi racchiusi otto romanzi, scritti (qua in lingua italiana) dalla Nostra e recitati da vari interpreti, anch'essi decisamente interessanti, ma questa è un'altra storia.