l trend dei Behemoth ha generato, da un po’ di anni a questa parte, una corrente nell’underground, con ragazzi che provano a suonare in quello stile, ma non riuscendo quasi mai a fare qualcosa di vagamente comparabile in quanto a intensità e potenza dei mostri polacchi. È questo il caso dei Veratrum e del loro secondo “Mondi Sospesi”, edito dalla Beyond... Prods, del quale vado dritto al punto e lo definisco un album che di Death/Black Metal non ha niente, e che anzi è molto “Core”. Sembra un’esagerazione? Giudicate quanto segue. Anzitutto, qui di velocità ce n’è davvero poca, e purtroppo i riffs vanno spesso sul melodico, anche banale, come il riff a 2:30 circa di “Etemenanki”, spesse volte ci sono anche dei ritornelli cliché, melodici e puliti come ne “Il culto della pietra”, e in generale l’andazzo mi spiace dirlo, ma è quello tipico di “wannabe” del metal estremo, che però si sente: non è né veloce né brutale, difetto abbastanza grave se si cerca di fare Death/Black. La band ci prova e ci riprova, i brani sono differenziati e certe atmosfere come l’incipit di tastiera di “Il culto della pietra” è bello, ma poi si sente che il brano è un’altra cosa e che quella parte è evitabile. “Quando in alto” prova perfino a citare i Nile più atmosferici, ma le idee non trovano la stessa intensità e dopo poco tempo si va sempre a finire sul solito andazzo già sentito, senza contare dei coretti davvero inopportuni intorno a 6 minuti. Solo la conclusiva “H nea Babylon” riesce ad essere Death Metal dall’inizio alla fine, ma con un risultato ahimé molto già sentito e non imprescindibile, con i riffs che proprio non ce la fanno a uscire dal “melodico annacquato”. Un cd dunque che fallisce l’obiettivo, ma allora perché non c’è una bocciatura nel mio giudizio finale? Perché in realtà qualcosa di buono nell’album c’è: “Il tempo del cerchio”. Si tratta di una canzone riuscita, epica e maestosa nonché melodica che non è male, ma non c’entra nulla né con le tematiche suggerite, né col resto dei brani: è un caso isolato che, fortunoso o meno, mi fa capire che i Veratrum siano la tipica band che vuole fare un genere, ma in realtà ciò che gli esce naturale è tutt’altra cosa. Se sia così, se questo brano sia solo un caso fortuito, o se il cd vada visto in un’altra ottica non lo so, ma mi pare che l’identità della band mi sembra un po’ sfocata e poco comprensibile all’ascolto di questo cd. In conclusione, di per sé a me “Mondi Sospesi” sembra il frutto di una band con una identità musicale a metà tra il poco definito e il dozzinale, ma quella “Il tempo del cerchio” mi fa capire che se i Veratrum insistessero su quella strada, potrebbero fare qualcosa di buono. Poi se è stato un caso non lo so, ma sta di fatto che funge da ultima carta che per me possono giocare. - See more at: http://www.metalwave.it/recensione.php?id=6550#sthash.qSM44k8A.dpuf