"I Waldo Jeffers Quartet nascono nel 1999, a un tiro di schioppo dal nuovo millennio. In quanto figli di un secolo in collasso, le loro sonorità spaziano dalla psichedelia statunitense degli anni '60 e '70 (fra cui Quicksilver e Grateful Dead) fino ai travestimenti onirici di Nick Cave e alle seduzioni tutte "anni '90" del cosiddetto rock italiano (Marlene Kuntz e, soprattutto, i grandi Massimo Volume). Singolare che dal calderone sonoro, ultimamente, non stia uscendo niente di tutto questo. Gli ultimi brani offrono all'ascoltatore una musica fortemente "popolare", innervata dal blues più sporco, da una psichedelia nascosta e sotterranea, oltre che da una buona dose di funambolismo che porta a unire i vecchi accordi blues alla musica cantautorale e al noise. Del resto, i Waldo Jeffers Quartet non si propongono, attraverso i loro testi come attraverso la loro musica, di fornire alcun "messaggio" all'ascoltatore. Come nella vita, ci sono soprattutto storie da raccontare e gallerie di personaggi da visitare (qui riposano il fantasma del leggendario Billy the Kid, l'aquila madre Napoleone con i suoi generali e l'intero mucchio selvaggio, capeggiato da un Pike Bishop riesumato dritto dritto dall'eccidio dei 1000 soldati del generale Mapachi...). Nessuna nuova rivoluzione all'orizzonte, nessun nuovo profeta alle porte, dunque. Nessun messaggio. Anche perché i "veri messaggi" arrivano quasi sempre non richiesti e a nostra insaputa. Di solito fanno l'effetto di un'automobile che entra a 180 all'ora in una cristalleria. E noi non possiamo davvero farci niente. Tanto meno suonare una canzone (e Waldo lo sa)". I Waldo Jeffers Quartet sono: Stefano Benassi, basso elettrico Giacomo Dazzi voce e chitarra Filippo Ghirardi, batteria Armando Minuz, chitarra Un primo assaggio si può avere su: