"Break The Circle" rappresenta metaforicamente una sorta di dialogo tra due concetti: la fede -intesa non solo come fede religiosa, ma come quell’insieme di credenze fondate su qualsivoglia convinzione personale, giusta o sbagliata che sia- e la ragione -intesa come facoltà di riflettere e argomentare-. La prima convinta di avere la risposta a tutto, la seconda invece l’esatto opposto, ovvero che non considera veritiera una risposta finché questa non superi il vaglio del metodo scientifico. In questo caso, la ragione spiega alla fede perché non può concordare con il suo punto di vista, prendendo in particolare la morte come esempio. La ragione afferma che dopo la morte non vi sarà nulla, dato che altre teorie finora non sono state provate. Questo non significa che ci si debba abbattere al pensiero dell'annientamento. La vita è degna di essere vissuta appieno anche se deve finire. Anche se le risposte della scienza in un primo momento possono destabilizzare, abituati come siamo alle ‘sicurezze’ dei miti tradizionali, alla fine riconosceremo che soltanto dopo averle accettate potremo smettere di prenderci in giro e vivere veramente, non semplicemente esistere. La ragione perciò invita la fede a compiere un’auto-analisi di coscienza, poiché arriverà il momento in cui non potrà più nascondersi dietro a illusioni consolatorie, e quella potrebbe essere la volta in cui sarà troppo tardi per riparare i danni che questo atteggiamento ha arrecato alla sua esistenza o a quella di altri innocenti.
“Matt 15:14” racchiude in sé una forte critica nei confronti della politica, della religione e, in senso più generale, di quelle credenze e abitudini che il più delle volte impediscono all’individuo di vivere dignitosamente, prima di tutto con se stesso e poi con il mondo che lo circonda. E’ un invito all’apertura mentale, a prendere coscienza di sé e della realtà in cui viviamo, e ad ammettere i propri errori in modo tale da rinnovarsi, proprio come farebbe l’uomo nietzschiano. E’ soprattutto un grido di protesta verso chiunque commetta atrocità e creda di poterle nascondere sotto le sembianze di consuetudini culturali e dogmi della tradizione. E’ la voce di tutti coloro che hanno smesso di dare per scontato che ciò che viene considerato da sempre veritiero e giusto lo sia per davvero, di coloro che si sono stancati di restare a guardare e non vogliono più rivestire il ruolo di vittima di un sistema corrotto, e infine di coloro che si pongono domande costantemente circa l’universo e l’esistenza stessa. In conclusione, è un incoraggiamento per chi lotta e si sacrifica per la giustizia, per chi crede di essere solo, in un mondo che non sempre va nella direzione migliore, ma prova lo stesso nel suo piccolo a rendere questo pianeta - che dalla notte dei tempi ci ha dato tanto, ma da cui stiamo prendendo avidamente più del necessario - un posto in cui ogni creatura, dalla più grande alla più piccola, possa vivere assieme in armonia.
We're All To Blame ( WAATB ) è un mix di diversi generi che spaziano dal rock elettronico e sperimentale, al
noise e ambient. Il progetto nasce alla fine del 2012 a Ferrara. In questi anni la band ha pubblicato un Ep, un album, due video, diversi singoli e remix.
La band ha suonato in svariati festival e locali in giro per l'Italia, aprendo anche a gruppi come Colt Silvers (Francia) e I Monaci del Surf.