WILD MAN FISCHER The Fischer King Larry "Wild Man" Fischer non è un musicista, semmai uno scherzo della natura. Lo sapeva bene Frank Zappa, che nel 1968 gli produsse l'esordio An Evening With Wild Man Fischer, stralunato collage di un non-musicista che ha fatto della musica la sua vita. Più di trent'anni dopo, questo folle sovversivo, da non credere, è ancora in giro: nel frattempo ha pubblicato altri dischi (Pronounced Normal, 1981, e Wildmania, 1983, fra gli altri) ed è andato in giro a far danni per la California, segnalandosi con concerti in piccoli locali e in festival alternativi. Non solo, Wild Man Fischer ora s'inventa anche un nuovo disco, che fa un po' da antologia del suo lavoro passato e da comeback, come dimostra la poderosa messe di inediti. La normalità non è nelle sue corde: The Fischer King equivale a due CD con cento brani tondi, vertiginoso record che nemmeno i Minutemen dei tempi d'oro seppero raggiungere. Cento brani, va bene, ma che musica fa Wild Man Fischer? Avete presente John Peel, Eugene Chadbourne e Tiny Tim? Bene, è più stonato e scordato di quei tre folli messi insieme. In poche parole, per godere del nostro eroe dovete scolarvi un po' d'alcol oppure attizzare un buon joint, altrimenti non c'è gusto. Le sue canzoni, tutte con titoli assurdi e provocatori, possono essere considerate veri colpi di genio (soprattutto quando in corpo c'è qualche additivo, come suggerito poc'anzi) oppure delle benemerite prese i fondelli: è certo che non lasciano indifferenti, in entrambi i casi. Passando al reparto covers, c'è di che scompisciarsi dalle risate fra Beatles (Yesterday, Hey Jude), Beach Boys (In My Room), Elvis Presley (Love Me Tender) e tutta una serie d'altri, strapazzati con la più sublime dell'insania. Wild Man Fischer è tutto questo e non aspetta altro che farsi ammirare, da coloro che al mondo aspettavano un tipo del genere oppure da quelli - un po' squilibrati, per la verità - che ne attendevano il ritorno.