L’inebriante senso dell’ignoto pervade la musica di Will Varley, così ben radicata nelle antiche tradizioni folk che tutti noi conosciamo, ma con una voce e un lirismo differenti dalla massa, forse dovuti all’incontro-scontro tra la giovane età di Will e la sua saggezza, o forse è l’età moderna, che Will riesce bene a fotografare con le sue riflessioni introspettive.
Dopo aver pubblicato due album autoprodotti, nel 2015 Will firma con la Xtra Mile Recordings e pubblica Postcards From Ursa Minor, che lo proietta verso un nuovo territorio. Sarebbe stato facile vivere di rendita per un po’, ma, come canta in Seize The Night, «If you know where you are when you wake up, something's wrong»: solo un anno dopo pubblica Kingsdown Sundown e poi Spirit Of Minnie, in uscita il prossimo 9 febbraio, per il quale si avvale della collaborazione del produttore Cameron McVey (Massive Attack, Portishead). In quest’ultimo lavoro per la prima volta Will costruisce una band che lo aiuta ad esprimere al meglio le atmosfere dei suoi pezzi, che vengono arricchiti da pedal steel, violini e piano. La canzone che dà il titolo all’album è il piatto forte, un avventura che ricorda le tradizioni dei cantastorie e del folklore, con un crescendo di drammaticità costruito su un inquietante collage di suoni rigorosamente unplugged, quasi un promemoria di quanto un gruppo di musicisti con strumenti acustici possa rendere potente un’immagine.
Il ritorno di Will on the road nel 2018 segue il tour americano a supporto di Frank Turner e le tappe da solista in Germania e Francia, prima di tornare negli Stati Uniti per accompagnare Lincoln Durham e poi di nuovo in Europa con Valerie June.