WILLIAM ORBIT I dj producono, costruiscono, smembrano, rifanno, collegano, mixano. Ma non scrivono mai. La musica che passa per le loro mani viene "suonata" esattamente come veniva "suonata" la musica di ieri. Cambiano però gli strumenti. E cambia il rapporto con la tecnologia. I giradischi di una volta, servono più delle chitarre, e si vendono anche di più. La strada del dj non è mai facile. Deve trovarla in mezzo a tante, ognuna percorsa da un altro dj come lui che cerca di ottenere più meno la stessa cosa, ma non sempre la stessa tecnica. "Si distinguono le maglie", ci spiega Orbit. "Oggi un artista deve proporsi poliedrico. Si può nascere dj, ma è meglio evitare di morire dj, perchè non sempre facendo il dj, ci si assicura una personalità durevole", William Orbit, il colto e pacato pioniere dell'ambiet-house, dj per nascita, astista in proprio sotto vari nomi (Torch Song, Strange Cargo, Bass-O-Matic), ascoltatore attento di tutto quanto fa spettacolo, remixatore di lusso e produttore ricercatissimo, nonchè primo musicista moderno ad aver pensato di piazzare (e ad aver piazzato) l'Adagio per archi di Samuel Barber nei primi dieci posti della classifica inglese. "Bisogna diventare, in uno stesso momento, remixatori, produttori ed eventualmente anche esecutori. La situazione della musica contemporanea premia chi sa muoversi con una prospettiva unitaria, chi riesce insomma a disimpegnarsi in più ruoli. Il musicista, come il calciatore, deve essere completo. Fare gol e difendere. Lanciare e andare a ricevere il lancio. Proporre musica altrui e apparire in prima persona. Remixare un brano vuol dire cambiarne essenzialmente il destino merceologico. Vuol dire applicare un arrangiamento diverso, quindi vuol dire anche esprimere un'opinione musicale su quanto si sta lavorando, o rilavorando. Quando si remixa, la cosa più imporatante è non avere paura di conservare gli elementi originari di un pezzo. Un remixatore "insicuro" è portato a credere di essere stato assoldato per stravolgere unbrano. Ma è un grave errore. I remixatori sono spesso paralizzati dalla paura di essere liberi e paura di non essere abbastanza trendy. E con questo mette a rischio la ricezione di quanto prodotto. Molti remixatori hanno buone mani ma non hanno polso".