Thrice Woven, che riapre quell’abisso nietszchiano, quel vortice sonoro tipico della scena ai suoi esordi: anche grazie all’apporto fondamentale di un quinto membro alla chitarra (Kody Keyworth, già turnista della band in varie occasioni), la band torna a far paura con composizioni al solito articolate e caratterizzate da un impatto sonoro che quasi sfocia nello shoegazing più brutale mai registrato. L’album si apre con Born from the Serpent’s Eye, un brano che “sfama” la Transylvanian Hunger di decenni passati, con la voce della svedese Anna von Haussloff (presente anche nell’interludio Mother Owl, Father Sky assieme all’arpista turco Zeynep Oyku) a conferire un ulteriore sentore di ritualismo alla formula. Il misticismo norreno permea quest’opera, a partire dalla figura femminile di Angrboda, portatrice di morte e distruzione che dà il titolo alla terza traccia ed è raffigurata nella copertina, un dipinto dell’artista occulto russo Denis Forkas, che completa degnamente l’opera.I WITTR sembrano aver ritrovato quel furore dei tempi della pietra miliare Diadem of 12 Stars (2006), producendosi in una prova che va ben oltre il mero significato di black metal, ormai piegato alla volontà di un duo creativo in forma e capace di iniettare quelle sonorità con vibrazioni psichedeliche ed astrali. Steve Von Till dei Neurosis, altro ospite di lusso in Thrice Woven, “appare” tra gli screpitii del fuoco che arde in The Old Ones are with Us, recitando tali, simbolici versi: «Winter is dying, the Sun is returning – Ice is receeding, Rivers are flowing…», anche se sembra che l’inverno sia proprio a un passo.