Il viaggio del trio americano parte con l’intensa “Ablaze”, che sorprende per la tensione melodica e per il cantato disperato di Mike che si incastra nella trama densa della chitarra.
Ma il “giro di valzer” è subito dietro l’angolo e si cambia immediatamente registro con la cupa ed oppressiva “The Screen”. Una marcia complessa, di pura matrice “Scheidt”. Una canzone dal groove profondo, con le note di una chitarra sempre più affilata a marciare verso la luce. “Until pain has bled out, out, out, Ancient poison”: testimonianza diretta di chi ha combattuto ed affrontato da pari a pari il male. Ottimo il lavoro al basso e batteria di Aaron Rieseberg e Travis Foster, che seguono le indicazioni del loro leader senza cedimenti.
Sfiora i confini sludge la colloidale “In Reverie”, in bilico tra illusioni anni ’70 ed un “passo” sempre più pesante. Una voce che vibra, filtrata, e che sembra provenire dal dentro della terra. Un canto che viene abbracciato da una trama musicale mai banale, che cresce ad ogni ascolto e che improvvisamente si spezza e si abbandona mentre scorre all’interno della successiva “Lungs Reach”. Ma il cambio è spiazzante, suoni appena accennati, che scorrono quasi pigri per poi esplodere in schegge di rabbia e dolore.
Da applausi “Beaty In Falling Leaves”: drammatica, intensa ed in bilico tra disperazione e speranza. Tra quello che si rischia di perdere e quello che all’orizzonte sembra prendere una nuova forma. “All around you the infinite, Seeing beauty in falling leaves”.
“Our Raw Heart” descrivere perfettamente il momento creativo attuale degli Yob. Un disco di luce ed ombra, che brucia di intensità e passione.