Raccontare la carriera di Andy Smith significa ripercorrere la storia del trip hop e celebrare uno dei pionieri di questo genere nato a Bristol, genere che a colpi di ritmi rallentati e atmosfere fumose ha permeato la scena musicale anni Novanta per poi influenzarne le successive evoluzioni in ambito elettronico.
Famoso come “dj dei Portishead” per la fortunata collaborazione portata avanti con la band di Beth Gibbons e Geoff Barrow all’epoca dei primi due album “Dummy” e “Portishead”, il musicista britannico non ama particolarmente quest’etichetta, frutto di una sintesi che non dà conto delle molteplici attività che nel tempo lo hanno reso un autentico alchimista del groove.
Attivo dal ’79, procacciatore di campionamenti anche per i Prodigy, autore nel ’98 di un mix-cd seminale come “The Document”, Smith si è affermato come produttore underground e con il collega Scott Hendy alias Boca 45 ha dato vita al progetto Dynamo Productions pubblicando nel 2003 “Analogue”, acclamato disco in bilico tra hip hop, soul e funk old school (la prestigiosa rivista inglese “Mojo” gli assegnò il massimo dei voti).
Ascoltare queste opere significa tuffarsi nell'universo sonoro di un musicista che è anche un deejay dalla conoscenza enciclopedica, tecnicamente tra i migliori su piazza. Le sue selezioni alla consolle danno voce al suo amore per artisti quali Grandmaster Flash, James Brown, The Jungle Brothers e spaziano dal northern soul al funk, dal reggae al boogie, dal rhythm’n’blues anni Cinquanta alla early house: generi caldi, riletti con grande sapienza attraverso campionamenti e strumenti acustici registrati in analogico sui quali si innestano scratch e beat di matrice hip hop.
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