Sign aveva rappresentato se non un passo in avanti, sicuramente un balzo di lato al di fuori dei sentieri già battuti, e, pur senza essere un capolavoro, si è fatto apprezzare anche (e soprattutto) per l’averci dischiuso il lato più umano (si fa per dire) degli Autechre. Il fratello Plus invece torna sull’arteria principale, non aggiungendo niente di eclatante. Non si tratta di sbavature o errori, cosa pressoché impossibile da parte di due virtuosi e padroni assoluti della tecnica. Quanto di un autocitazionismo idiosincratico ed esasperato che su Plus risulta stantio nel migliore dei casi, e noioso nel peggiore. La quantità di carne sul fuoco è maggiore della sua qualità. DekDre Scap B apre e funge da transizione fra il tutto sommato equilibrato e accessibile Sign e la matassa che torna a farsi densa e imbrigliata nelle tracce che seguono. Eppure, la pulsazione continua di 7FM ic rimane piatta; il minimalismo (per gli standard degli Autechre) di marhide e ecol4 non incide; lux 106 mod e ii.pre esc, pur con i loro synth poderosi, non riescono ad attrarre totalmente a sé l’ascoltatore, nonostante la prima sia l’episodio meno cerebrale e più emotivo dell’album. Più accattivante è senz’altro esle 0, traccia beatless dalle atmosfere sci-fi. X4 appaga per la tensione e il senso di mistero creato dal sovrapporsi delle linee melodiche, oltre che per il crescendo ritmico. E in chiusura stupisce e rialza i toni la (quasi) cassa dritta di TM1 open, che appunto si apre alla volgarità – nell’accezione tutt’altro che dispregiativa di presa diretta e immediata sul corpo – dell’acid.