Emptyset lavora sulla performance, l'installazione, l'immagine in movimento esaminando le proprietà fisiche del suono, l'elettromagnetismo, l'architettura, i processi di elaborazione delle immagini. Per il duo l'esplorazione acustica non è banale termine di classificazione ma colonna portante della propria estetica, religione da praticare con inflessibile osservanza. La loro è una dimensione sonora che si forgia con clangori metallici, frammenti taglienti, “tappeti sintetici glaciali e neri”, vuoti intermittenti, strappati dalle viscere della terra e ricondotti nel mondo degli umani. Completano l'opera da veri demiurghi: modellano le monadi intorno al rapporto spazio/tempo dotandole di una trama narrativa, un racconto ancestrale perfettamente dotato di inizio e fine. Una musica per neuroni che deride la percezione sensoriale più immediata, offrendo in cambio un ascolto viscerale quanto gli abissi in cui sono andati a strappare il suono.