Considerato ponte di coesione e di scambio tra musica nera e bianca collocabile storicamente tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta, l'italodisco è stato il tassello che ha congiunto la disco music americana dai risvolti funky (Village People, Boney M) alla synth-disco realizzata con strumenti elettronici (in primis sintetizzatori) e alle influenze che giungevano dai Paesi del Nord dove già fermentava la rivoluzione della corrente new-wave. Coniato da Bernhard Mikulski, produttore e discografico tedesco, il termine italodisco identificò presto un sound inconfondibile che trovò in produttori e musicisti come La Bionda, Claudio Simonetti, Giancarlo Meo ed altri, spesso infatuati dalla nuova disco a stelle e strisce che nel contempo muoveva i passi oltre l'Atlantico grazie a Patrick Cowley e Bobby Orlando, ispirati a loro volta dall'italiano Giorgio Moroder, i suoi alfieri. E' un periodo fertile per la discografia italiana che invade il mondo con Den Harrow e decine di altri nomi, noti e meno, che marchiano a fuoco un momento forse irripetibile, insieme all'italodance degli anni novanta, per la musica da ballo prodotta nel nostro Paese. Personaggio di spicco è indubbiamente Federico Di Bonaventura alias Fred Ventura, affiancato negli anni da produttori del calibro di Roberto Turatti, Miki Chieregato (gli stessi di Den Harrow) Giuliano Crivellente e Mauro Farina, che spopola con brani come “The Years (Go By)”, “Wind Of Change”, “Imagine (You'll Never Change Your Mind)”, “Heartbeat” e “Night And Day”. Una volta esauritosi il filone aurifero dell'italodisco, il performer imbocca nuove strade che lo allontanano dal grande pubblico (fonda, insieme ad Enrico Colombo con cui forma i Bedroom Rockers, la Milano 2000 promuovendo generi alternativi come drum'n'bass, downtempo e trip-hop) per poi tornare, su invito di alcune labels nordiche, al tipico suono italiano degli anni ottanta. E' proprio l'olandese Clone, tra le prime a rilanciare il nome di Ventura come rinnovato paladino dell'italodisco del nuovo millennio, a pubblicare la raccolta “Disco Modernism 1983-2008″ che raduna, come preannuncia il titolo stesso, molte hits prodotte in venticinque anni di ininterrotta attività all'interno del panorama musicale. Così si passa dalle storiche “Wind Of Change”, “Theme From Deep”, “Body Heat” e “Theme From Flexxy Ball” alle più recenti “Hold Me” (insieme agli Jupiter Black), “Memories” (con Alden Tyrell), “Open Your Eyes” (con Andy Romano) e “When I Let You Down” remixato dal citato Tyrell. Spazio anche ad un inedito edit di “I Cut My Heart Out” (un brano edito nel 2002 sulla Viewlexx di I-F), a “City Of Destiny” dei The Parallax Corporation (remixato in coppia col ritrovato Colombo) e “I'm Not Ready”, realizzato con gli Ajello e rivisto da Enrico Savino, uno dei principali fautori della rinascita della I Venti d'Azzurro Records di Marcel Van Den Belt, altro nome storico che racconta una delle stagioni più importanti della cultura musicale italiana. Venticinque anni di musica senza tempo